giovedì 26 giugno 2014

Oh questi Greci, superficiali per profondità

Una delle cose più difficili da accettare nella vita è l'impotenza afferma la filosofa Michela Marzano. Quell'attimo di silenzio che ci precipita addosso quando capiamo che non possiamo piu fare niente. Perché quello che sta accadendo non dipende da noi. Perché non si possono controllare le reazioni altrui. Perché la piega inattesa ci spinge a guardare quello che succede. Impotenti.  Immobili. Talvolta disperati; questa è, pressapoco, la consueta reazione di fronte ai soprusi subiti o percepiti come tali.

Dopo l'uragano, abbattutosi su di noi come comunità, abbiamo avuto l'urgenza di dire qualcosa che ci portavamo dentro e che non potevamo piu tacere. L'urgenza di dare corpo a quelle parole che si affollano e s'impongono. L'urgenza della condivisione e del dono. Anche se poi, quando si scrive, non ci si può solo accontentare di "gettare" a casaccio le parole sulla carta. Perché la scrittura è anche tanto esigente. E allora non tollera gli strafalciono, la fretta, la mancanza di cura. Si scrive per lasciare una traccia. Per dire quello che conta veramente. Per trovare le parole adatte. Per colmare un vuoto. Per farsi capire. Per non lasciare che il tempo cancelli i ricordi, le offese e i soprusi. Si scrive perché le parole danno un senso a quello che si vive e che si percepisce. Le parole permettono di ritrovare il filo perso, anche quando urlano la collera e il dolore, anche quando, rileggendole, ci deludono, anche quando nessuno ha voglia di ascoltarle, le parole dette e scritte ci inseguono sempre. Bisognerebbe sempre dirle e scriverle le parole,  anche se feriscono o anche se ci riempiono d'orgoglio.

Ma credeteci, è terribilmente difficile! È avvilente ancor più la consapevolezza di quanto poco cambino le cose e le persone. Se poi la libertà è ancora il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire, essa non mancherà di perdonare la franchezza. Non mancherà, ci auguriamo, di far autocritica rispetto al disastroso modo di affrontare i problemi, le accuse, le ingiustizie, il futuro. I sentimenti a riguardo non potevano essere confusi né all'epoca né ora:  l'amore come la libertà è partecipazione! E quest ultima non c'è stata e, presumo, mai ci sarà, perché ci vuole coraggio,  perché la nostra è una terra avara ma ricca di storia e cultura. E per le strade semivuote dei nostri paesi grecanici riecheggiano le parole del filosofo Nietzsche che, ne la Gaia Scienza, di noi disse:< Oh questi Greci! Loro sì sapevano vivere; per vivere occorre arrestarsi animosamente alla superficie, all'increspatura, alla scorza, odorare l'apparenza,  credere a forme, suoni, parole, all'intero olimpo dell'apparenza! Questi Greci erano superficiali- per profondità >.

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