domenica 30 settembre 2012

Le tre ragazze di paese II



Mariuccia, dopo essere andata a fare le sue commissioni, stava tornando a casa quando Giuseppe le passò vicino e le rivolse uno sguardo. Il più bello del paese l’aveva notata. Per poter essere la sua ragazza avrebbe fatto tutto. Si vergognò immediatamente di quel pensiero. Abbassò lo sguardo rossa in volta e affrettò il passo per tornare a casa. Anche il ragazzo però l’aveva notata. Mariuccia era una delle ragazze più belle del paese, sarebbe stato bello poterla avere come aveva avuto Francesca, ma sapeva che non sarebbe stato altrettanto facile. Giuseppe vide tre ragazzi e fermò la moto vicino a loro. Uno un po’ grassottello gli disse: “Te la sei scopata?”
“Secondo te?” gli rispose Giuseppe sorridendo.
“Bé, non è una cosa di cui vantarsi… sono stati in molti a farsela… compreso io” si intromise un ragazzo poco più basso di Giuseppe, ma altrettanto piacione. Il suo nome era Domenico. Era vero, anche lui, si era fatto Francesca, ma tra loro due c’era uno strano rapporto. Sapeva che non era una ragazza seria, che non aveva alcuna intenzione di mettersi con lui, ma gli piaceva la sua sensualità, il suo carattere e la sua simpatia. Se non fosse stato certo che gli avrebbe riso in faccia, le avrebbe chiesto di mettersi insieme. “… ma come tu usi lei, lei usa te… scommetto che non riusciresti a fare in modo che ti sia fedele…” concluse il suo ragionamento. Non ne era però del tutto sicuro. Più di una volta Francesca gli aveva fatto capire che Giuseppe gli piaceva molto, più di qualsiasi altro del paese.
“Lui può farcela!” si intromise il ragazzo robusto di nome Antonio, che si poteva dire che fosse il gemello siamese di Giuseppe, da quanto gli stava vicino. Si poteva dire che lo venerasse come un dio o addirittura che lo amasse. Giuseppe guardò l’ultimo ragazzo che fino a quel momento era rimasto in silenzio. Aveva degli occhiali, molto magro e non era affatto attraente. “Che ci fa Michele con voi?”
“Ci ha aiutato con i compiti e noi per ricompensa abbiamo deciso di portarcelo con noi.” rispose Antonio ridendo. Con aiutare intendeva dire che lo avevano costretto a farglieli al posto loro e fino a quel momento non avevano fatto altro che prenderlo in giro.
“Cosa scommettiamo che Giuseppe riesce a convincere Francesca a darla a Michele?” gli venne l’illuminazione ad Antonio
Domenico scoppiò a ridere e poi rispose: “Ci sto, ti darò per un mese la mia moto.”
Michele diventò rosso per l’imbarazzo e cercò di rimediare provando a dire qualche cosa. Ma cosa? Non gli veniva in mente nulla. Poi gli arrivò il colpo di genio.
“Scommetto che Giuseppe non riesce a farsi Mariuccia.”
Gli altri due tacquero e guardarono Giuseppe. Conoscevano la ragazza e sapevano che quella sarebbe stata davvero una mission impossible. Giuseppe anche lui era incerto sulla riuscita, ma non poteva mostrarsi insicuro davanti ai suoi amici.
“Ci sto… se vinco dovrai corteggiare Stefano.”
I tre scoppiarono a ridere, mentre Michele accettava. “Se vinco io, però mi dovrai regalare la tua moto.”
“Ehi! Non esagerare!”
“Ok, la userò per un mese” si corresse Michele.
I quattro ragazzi si guardarono attentamente. Chissà chi avrebbe vinto le due scommesse, si chiedevano e cosa davvero ne sarebbe uscito fuori. Giuseppe si ricordò che aveva appena visto Mariuccia tornare a casa e decise di iniziare a fare la sua prima mossa. Ripartì con la sua moto e lasciò gli amici. Fece più veloce che potè, tanto che in una curva per poco non rischiò di andare dritto. Riuscì a raggiungerla prima che imboccasse una stradina che la portasse a casa.
“Ciao Mariuccia, stai andando a casa?” cercò di esordire, ma adesso che cosa le avrebbe detto? Era partito di fretta e furia, ma come avrebbe iniziato a rompere il ghiaccio con la pia Mariuccia? Era con quell’aggettivo che tutti la prendeva in giro. Sempre casa e chiesa e aveva una vocina così sottile che durante le interrogazioni le professoresse si dovevano sforzare per sentirla. “Bene” sembrò udire Giuseppe e la vide arrossire. “Speriamo che non inizi a urlare!” pensò. Poi trovò il modo per giustificare il fatto che le aveva rivolto la parola. “So che tu sei molto brava a scuola e io avrei bisogno di aiuto… ti dispiace se qualche volta vengo a casa tua a farmi aiutare? Te ne sarei molto grato.”
“Devo chiedere ai miei genitori” mormorò Mariuccia prima di correre via a casa. Non lo dava a vedere, ma era molto contenta. Giuseppe, il più bello del paese, le aveva rivolto la parola… sperò che i genitori non avrebbero fatto storie. Non ne fecero perché a parte l’amica Lucia, quella era la prima persona che Mariuccia portava in casa e in genitori erano un po’ preoccupati per la vita molto asociale dalla figlia. Anche Giuseppe si allontanò, ma era molto demoralizzato. Non era affatto sicuro che ce l’avrebbe fatta. Però le aveva visto gli occhi verdi, il corpo formoso, il viso delicato. Ci doveva assolutamente provare.

domenica 23 settembre 2012

Le tre ragazze di paese. I

Avvertenze:
  • Sconsigliato ad un pubblico con meno di diciotto anni
  • Nomi e fatti sono inventati 
 
Francesca, dopo aver incrociato le tre comari, è andata ad incontrare Giuseppe, uno dei ragazzi più belli del paese e per il quale ogni ragazza farebbe di tutto.
Quando arriva con la sua moto, lei si avvicina sculettando e si appoggia con una mano al serbatoio della moto e con l’altra gli tocca il petto.
Lui la guarda dalla testa ai piedi. E’ molto bella e la vuole. Lei si concederà volentieri a lui, come prima si è concessa a tutti i suoi amici.
Le chiede: “Sei pronta?”
Gli si avvicina all’orecchio e mentre gli sussurra che non vede l’ora, gli mette la mano sul suo organo e riesce a sentire tutto il suo desiderio. La ragazza salta sulla moto di Giuseppe, che la porta in un luogo isolato. Appena arrivano, lei cerca di baciarlo ma lui si scansa e le dice che per avere un suo bacio se lo deve meritare. La ragazza si mette in ginocchio davanti a lui e gli accarezza il membro eretto. “Muoviti” le intima lui stanco di giochetti e desideroso di andare al sodo della questione. La zip dei pantaloni scende e le mani femminili tirano fuori il pene. Lo accarezza per un po’ prima di metterselo in bocca e iniziare a dare al ragazzo piacere. La bocca va su e giù. E’ veramente brava, proprio come dicevano i suoi amici. Non riesce a resistere a lungo e sente che sta per venire. Non glielo dice. Vuole venirle in bocca. Il liquido seminale le invade la bocca, ma lei fa finta di nulla lo ingoia e continua a leccare l’organo. Gli sorride e gli chiede se adesso si merita un bacio. Lui scuote la testa. Vuole di più, molto di più. La fa alzare e fatta sbattere al tronco di un albero, le mette la mano dentro i jeans. Le tocca la leggera peluria e poi introduce il dito nell’organo bagnato. Lo fa senza alcuna delicatezza, senza alcun rispetto. La vuole solo sentire gemere dal piacere. Dopo un po’, gli sussurra all’orecchio che lo vuole. Lui sorride soddisfatto. Lei si abbassa i jeans e si lascia ammira per qualche secondo. Poi si avvicina a lui. Lo vuole dentro e soprattutto vuole guardarlo negli occhi mentre la scopa. Lui non è dello stesso avviso. La volta violentemente. Le dice di appoggiare le mani all’albero e che gli piace farlo alla pecorina. Lei l’accontenta. Farebbe di tutto per lui. Lui la prende da dietro e inizia a darle dei colpi secchi. Non pensa affatto al piacere di lei, ma solo al suo. Le tocca le tette che vanno su e giù per i colpi. Dopo cinque minuti viene di nuovo. Lei si volta contenta e vuole baciarlo. Lui frastornato dal piacere riesce ad allontanarla. Si sistema e prima di andarsene in moto le dice che non avrebbe mai baciato chi aveva il suo sperma in bocca. Si allontana sorridendo, lasciandola sola e umiliata. Non le importava. Aveva scopato con Giuseppe e nonostante tutto era stato fantastico.

domenica 16 settembre 2012

I paesi calabresi, in particolare quelli dell'area grecanica, che sembrano dei comotosi vegetali pronti per essere staccati dalla spina, in che modo voi li salvereste?

Chissà che da sondaggi come questo non vengano fuori idee programmatiche da suggerire ai futuri sindaci e giunte che, ora e in futuro, ci amministreranno?
A voi la parola!

Roccaforte di fuoco








 

 
 
 
 

Non bastava la mano piromane a gettare nello sconforto il paese di Roccaforte del Greco, la cui montagna è bruciata insieme ai sacrifici, al sudore e l'amore dei pochi coltivatori rimasti. Anche l'incuria umana, sia di alcuni autoctoni sia di coloro che l'amministrano, ha letteralmente surclassato quello che, in un tempo molto lontano, poteva considerarsi un piccolo gioiello dell'aspromonte.
Il fumo, la cenere, il fuoco non hanno offuscato, però, l'obbiettivo dei nostri modesti mezzi: ecco a voi difatti il confronto tra le immagini, riportate nei video, di un paese che si difende con una straordinaria bellezza, e di un paese ( si veda sopra) che,  al contempo, è vittima di un sistematico abbandono culturale e sociale.

Non è necessario commentare il degrado in cui versa perché fortunatamente ne abbiamo le prove.  Com'è possibile che nessuno riesca a vedere quello che noi invece abbiamo fotografato?
E' evidente che, sia da parte di alcuni cittadini sia da parte degli amministratori, l'interesse a salvaguardare l'ambiente è pressoché minimo; le strutture esistenti versano in stato d'abbandono; i servizi non sono contemplati nonostante ci sia ancora chi doverosamente paga le tasse; le vie di comunicazione sono molto più che precarie.

Nonostante ciò è innegabile il fascino e la bellezza dei luoghi.
Se solo ci fosse il coraggio di cambiare, se solo i giovani, vicini e lontani, fossero capaci di sfruttare il cambiamento facendo rivivere un paese ormai morto, se solo ci fosse un'altra mentalità politica e culturale forse si potrebbe auspicare una nuova era, non solo per Roccaforte del Greco, ma per l'intera aria grecanica.

Ci auguriamo che  il nostro pezzo venga letto, anche, da chi di dovere oltre che dai voi lettori estranei alla causa. Faremo in modo che giunga loro voce, lasciandovi con la promessa di ritornare sui luoghi fotografati per constatare se qualcosa è stata fatta.  Se le parole possano servire a denunciare almeno un po' di ingiustizie, non verso gli uomini che meriterebbero di estinguersi, ma verso la natura, che nel bene e nel male ci ha sempre concesso il nutrimento.



Roccaforte del Greco... ancora


 
 
I luoghi della memoria!
 

sabato 15 settembre 2012

Le tre ragazze di paese- Prologo



Tra le montagne della provincia di Reggio Calabria, vi sono tantissimi costellazioni di piccoli paesi. In uno di questo, tre comari come al solito si ritrovavano a sedersi fuori casa e a parlare del più e del meno. Il loro argomento preferito era però spettegolare delle persone che passavano davanti.
Ecco arrivare una ragazza alta un metro e settanta, capelli biondi, seno piccolo ma sedere da favola.
Comare Giovanna si accosta vicino all’orecchio di comare Rosa e le dice: “Quella è Francesca Stellittano, appartiene a Giovanni Stellittano e Carmela Alampi.”
Comare Rosa dice: “E’ una bella ragazza…ha preso tutto dalla madre.”
Comare Filomena interviene divertita: “Per forza, chissà da quale padre doveva prendere.”
Comare Rosa esclama: “Focu meu! E lei ha preso dalla madre anche nel comportamento?”
Comare Filomena che delle tre è quella che gli piace riportare sempre le cattiverie dice: “Sicuro, sapete una volta la vedono con un ragazzo e l’altra volta con un altro. La portano in luoghi isolati e fanno…quello che dovrebbero fare solo marito e moglie!”
Comare Giovanna attira l’attenzione delle altre due e dice: “Guardate chi sta arrivando…Mariuccia.”
Comare Rosa saluta la ragazza che passava di là, Mariuccia risponde e dice: “Salve, come state?”
Tutte e tre dicono: “Si tira avanti.”
Mariuccia le saluta e tira per la sua strada, comare Rosa dice: “Una bravissima ragazza, casa e cresia (chiesa).
Comare Filomena interviene con la sua saggezza popolare: “L’acqua cheta, rumpi i ponti.” L’acqua tranquilla rompe i ponti.
Comare Giovanna non è d’accordo e dice: “Mariuccia è buona come il pane. E’ impossibile che si comporti male.”
Comare Filomena si giustifica: “Può darsi, ma al giorno d’oggi tutti questi ragazzi non sai come crescono… non è più come una volta.”
Comare Giovanna interviene: “Meno male! Io non potevo nemmeno uscire da sola con il mio povero marito. Avevo sempre uno dei mie fratelli dietro.”
Un auto passa sfrecciando vicino e comare Filomena dice: “Chi era che guidava? Ho visto solo che era una donna!”
Comare Giovanna che era riuscita a vederla le risponde: “Era Antonella, la figlia di Pietro…”
Comare Rosa non riesce a trattenersi: “Poverina…la madre è morta quando l’ha partorita e ora anche il padre ha un brutto male…un tumore allo stomaco, dicono.”
Comare Filomena, capendo che su di lei non può infierire, dice: “Ma dove andava così di fretta?”
Comare Giovanna le risponde: “Probabilmente sta andando in uno dei poderi del padre a vedere come stanno lavorando gli operai. Da quando suo padre si è ammalato, si occupa tutto lei. Frequentava l’università per fare l’infermiera, ma ha dovuto abbandonarla. Si occupa lei della ditta di famiglia…”
Comare Filomena non può non dire la sua: “La terra non le manca, sicuramente troverà qualche buon partito che la sposerà.”
Comare Rosa esclama: “Vulissi Diu!” Volesse Dio.
Comare Filomena chiede: “Ma non hanno parenti che li possano aiutare?”
Comare Giovanna che è sempre la più informata le risponde: “Si, ha uno zio che ha il suo lavoro e non può aiutarla. Lo zio ha un figlio Stefano, ma quello deve studiare per diventare avvocato.”
Comare Filomena esamina le informazioni ricevute e poi esclama: “Ah u riccjiuni!” Ah il ricchione.
Comare Giovanna le dice sdegnata: “Non si sa, se è vero.”
Comare Filomena muove vistosamente la testa e sorridendo dice: “Si sa, si sa.”
Comare Rosa che prova pena per tutti dice: “Poverino, non è colpa sua…è una malattia che posso averla tutti.”
Comare Filomena non d’accordo dice la sua: “Non è vero, è tutta colpa della madre che li coccola troppo… si sa che i bambini devono essere baciati solo quando dormono.”
Ecco le nostre protagoniste. Francesca, Mariuccia e Antonella.

Post più popolari