martedì 18 giugno 2013

Celebrata a Melito Porto Salvo la giornata dell’ambiente

Di Rosalia Francesca Salvatore
 
Si è svolto a Melito P.S. l’incontro dal titolo “Amata Terra Mia …” presso il Piazzale della Chiesa dell'Immacolata.  La manifestazione si è aperta con la mostra di pittura dei quadri "i mille volti della natura" a cura degli artisti Locali.
Il 5 giugno è la giornata che l' UNEP dedica alla giornata Mondiale dell'Ambiente e Mondo Verde Club , quest'anno, più che mai, ha avvertito il forte desiderio di partecipare all'evento, posticipato per ragioni organizzative.
Un vero successo e un momento importante per la collettività. Gli ambientalisti coordinati dal presidente di Mondo Verde l’ avvocatessa Aurelia Sansotta, hanno voluto creare un feeling con il resto del pianeta, scegliendo come punto d’incontro il Piazzale dell’Immacolata, scelta a testimonianza del rispetto per l’ambiente, per una maggior attenzione e rispetto per il Creato a dire della Guida Spirituale della Parrocchia, Don Benvenuto Malara.  Attivo da oltre 40 anni, a dimostrazione del suo amore e rispetto per l’ambiente ha prontamente accolto l’invito ad ospitare la manifestazione, partecipando all’ evento, anche come ospite, con il compito di far riflettere i partecipanti sull’uomo come tesoriere delle bellezze della natura e sulla correlazione esistente e dominante tra Sacre Scritture e rispetto del Creato. Don Malara ha evidenziato questa correlazione leggendo il Salmo ottavo (“O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza”). Il momento spirituale ha richiamato a seguire “ percorsi di riflessione condivisa”, di cui patrocinio morale della Provincia, a cura del nucleo operativo di Mondoverde. Nel corso dell’incontro dal titolo : “ amata terra…!” gli attivisti Giusy Iacopino, Francesco Manti, Francesco Rodà,  hanno indotto i partecipanti a riflettere sulle tematiche connesse allo sfruttamento delle risorse. Partendo dagli elementi che costituiscono l’essenza della vita : acqua, aria, terra e fuoco. Il viaggio al centro della terra ha avuto inizio con l’affermazione “non ti ho amato … perché ho inquinato l’acqua” e in corrispondenza sono state affrontate le problematiche relative all’acqua nel territorio Calabrese, sfociate nella raccolta di legge per il referendum regionale portato avanti dal “coordinamento Bruno Arcudi”.
Per il non ti ho amata relativo all’inquinamento dell’aria, con la consapevolezza che alcuni a Saline Joniche vogliono vedere nascere una centrale a Carbone, Mondoverde, ha fornito risposte concrete agli ambientalisti presenti, evidenziando l’impegno profuso dall’Associazione per questo problema, impegno sfociato nella firma per la presentazione del Ricorso, insieme ad altre sette associazioni del Coordinamento No Carbone presenti nell’aria Grecanica ed unitamente all’Associazione “ Italia Nostra” e che giorno 2 Luglio verrà discusso contestualmente a quello presentato dalla Regione Calabria. Per il “Non ti ho amato perché ho inquinato la terra ” è stato affrontato il grosso problema ambientale della spazzatura che aumenta a vista d’occhio lungo le strade di ogni centro urbano della Calabria e la necessità emergente di differenziare: l’unica soluzione possibile affinchè la spazzatura prodotta venga tramutata in risorsa ed opportunità di lavoro e non bruciata per produrre diossina o buttata nelle discariche per produrre percolato. E’ stato messo in evidenza il contributo di MondoVerde per la raccolta di firme a supporto della legge d’iniziativa popolare “rifiuti zero” . Ogni sabato e domenica fino a fine settembre MondoVerde sarà presente nei punti più affollati della città per raccogliere firme e dare una mano alla riuscita dell’iniziativa.
Di indubbia rilevanza l’intervento del Naturalista, Dr. Domenico Morabito , che ha iniziato il suo intervento con la proiezione di alcune slide sui temi “pensa, mangia, risparmia, proteggi”, natura più cibo, natura e sviluppo, natura e salute e ha evidenziato la correlazione tra ambiente, e abbandono del territorio, rimarcando l’inevitabilità del dissesto idrogeologico come conseguenza dell’abbandono dei paesi interni. Dopo aver evidenziato la necessità etica di ritornare ad amare il territorio che ci ospita ha calorosamente sostenuto la tesi di Corrado Alvaro, secondo cui, a salvare l’ambiente, saranno le donne, custodi della memoria, proprio per la loro capacità di procreare e per l’istinto materno connaturato alla loro essenza. Toccante l’interpretazione del Cantico delle creature eseguito all’inizio dell’incontro con la collettività, da R.S., accompagnata dal musicista in erba Carmelo Romano, così come d’indubbia valenza è stata l’interpretazione della poesia Mattino di Garcia Lorca sull’acqua e un’inedita riguardante le tematiche ambientali e la violenza dell’uomo a madre terra. Un momento particolarmente toccante quello sugli incendi boschivi e la riflessione sui Pini Loricati, a cura del presidente di Mondo Verde l’avvocatessa Aurelia Sansotta, che si è servita della poesia della dottoressa Virginia Iacopino, “Pini Loricati” tratto dal libro “Miele è la solitudine che cerco” e accompagnata con la chitarra dal giornalista domenico Salvatore.
L’evento si è concluso con la proiezione del video-documentario sui mutamenti climatici “2075” . E per finire “pensando ai nostri sapori” si è gustata la lestopitta della bottega di Bacco ( Spazio fiera Roghudi).
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Domenico Morabito da oltre diciotto anni si occupa dei processi naturali ed indotti che hanno innescato il fenomeno abbandonico dei sistemi, in particolare quelli rurali, e di conseguenza della dissolvenza dei paesaggi e degli ecosistemi correlati.
In particolare, grazie alla mia attività di ricerca e progettazione, alla fine degli anni 90 si è riusciti a intervenire sul Borgo di Pentedattilo con una serie di progetti europei.
Un altro impotrante progetto da lui realizzato è stato il Centro Recupero Tartarughe marine TARTANET a Brancaleone, unico progetto europeo di conservazione della natura LIFE, del quale sono stato responsabile fino al termine del progetto europeo.
Svolge attività di consulente naturopatico presso l'Istituto Specialistico NeoPhysis di Reggio Calabria.

lunedì 17 giugno 2013

Gallicianò l'El dorado di storia, cultura e civiltà : «Àzzali christianì ti prostàzete ta Idrìmata, sas gràfome ghiatì den ìmmasto sìmfoni apànu sta pràmata ti egràspasi cambòsse efimerìde platègonda an ta telestèa fàtti tis dikeosìni pu enghìasi to ccèddhi chorìo tu Gaddhicianù, o pìos èchi ta dicà-tu charakteristikà ce tes dikèntu omorfìe stin parapoddhì palèa glòssa grèca tis Calavrìa ti ene ena megàlo calò ti to UNESCO sèli na pparèssi. I dikì-ma pricàda ghènete lìssa sciporègonda pos ta mass-media ethnikà ce an tes merìemma eplatèssa apànu sce tùndo tèma (èchonda ciòla ecìnu pu tos eiàssa apìssu me plen o plen lìgo sciporessìa), cànnonda ìvri ùlli tin cumunìa tu Gaddhicianù pòse mìa crifunìa àsce parapoddhù àcharu christianù, me àddha lòghia cànnonda àsce ùllo to chòrto ena fortì, den canunònda ton pòno tos christianò pu den èchusi merticò sce tùnda pràmata. Òtus ène ti ston ìdio kerò ene annòristi, chedemmèni, den diameremmèni, colimèni tin dulìa ton christianò pu amburiàzonde ghià na pàu ambrò ta calà pràmata tu chorìu, tis cultùra ce tis iconomìa, ti cèrta ene ta plen megàla merticà ton christianò, ghià na mi tegliòi tùti cumunìa sto scotìdi ce stin addhimmonimìa. Ùnti ti den piànnome merticò stes efimerìde ce stin tileòrasi, thàmme ene ghià tùndo pràma ti ene aghìresta ta màgna ce pìzila pràmata tis cumunìa tu Gaddhicianù ce èrchonde feremèna ambrò manachò ccèglia fattùcia ti den cànnu ìvri to alisinò ce pìzalo Gaddhicianò. Tùta fàtti iuvègusi manachò ecinò ce cànnu megàle zimìe sce ùlli tin cumunìa. Ghiàtto, cuddhìzonda me megàli putìri ti i plen poddhì christianì tu Gaddhicianù ene làrga an ta àscima pràmata ti egràstissa stes efimerìde ce an tin andràngheta, cràzome ecìnu pu meletàu, ecìnu pu gràfusi ce ùllu ecìnu ti sèlu na èrtu na ìvrusi to Gaddhicianò, na to càmusi àsketa, ghià na nghìusi me ta chèria tin plusìa tis istorìa, cultùra, athropìa, filoscenìa, ti ene to calòs-ìrtese 'sce tùndi cumunìa pu èchi chigliàde chrònia».



GALLICIANO’- E’ rivolta a tutte le istituzioni, la lettera giunta dal borgo ellenofono, a firma del Presidente dell’Associazione CUM.EL.CA., Giuseppe Zindato.
Egregi Signori che rappresentate le Istituzioni ai vari livelli, scriviamo a voi per discostarci da quanto è stato scritto da alcuni giornali a proposito delle vicende giudiziarie che  hanno interessato il borgo di Gallicianò, la cui peculiarità e bellezza è nella lingua grecanica che è oggetto di interesse da parte dell’UNESCO, in quanto bene immateriale. Il nostro rammarico si trasforma in sdegno nell’apprendere come i mass-media Nazionali e locali hanno trattato la questione (trovando anche chi li ha sostenuti più o meno consapevolmente), descrivendo la comunità Gallicianese tutta come un covo di criminali, cioè facendo di tutta l'erba un fascio, indifferenti alla sofferenza delle persone non implicate nella vicenda. Infatti contemporaneamente viene ignorato, sottovalutato, non valutato, ostacolato il lavoro di chi, sicuramente la maggioranza dei cittadini, si prodiga in ambito sociale, civile, politico, culturale ed economico per non fare finire questa comunità nell’oblio. Probabilmente, il non far parte del grande circuito mediatico, fa sì che siano trascurati i molteplici aspetti positivi e vengano portati alla ribalta solo aspetti marginali e non rappresentativi della vera realtà di Gallicianò. Tali fatti assumono una valenza totalizzante fine a se stessa ed offensiva della stessa comunità. Pertanto, nel ribadire con forza che la stragrande maggioranza dei cittadini di Gallicianò è estranea a dinamiche criminali e alla cultura mafiosa, si invitano nel contempo studiosi, giornalisti e coloro i quali vogliano venire a visitare Gallicianò, a farlo senza pregiudizi, affinche si rendano conto della ricchezza di storia, cultura, umanità, accoglienza ed ospitalità, che sono il biglietto da visita di questa millenaria comunità».

domenica 16 giugno 2013

Hippolita 7



7
Monte Olimpo.
Il monte più alto della Grecia. Un monte come tanti a prima vista e così è infatti. Non sembra la dimora degli dei e non lo è… eppure attraverso questo luogo si accede ad un altro piano dimensionale. La sede degli dei. Due troni d’oro in fondo alla stanza sostenuta da tantissime colonne dello stesso materia. Un tempo ci si sarebbero seduti sopra il re e la regina degli dei. Zeus e Era. Entrambi però sono morti. Ora ci è seduto uno dei vecchi dei. Ade. Uno dei responsabili del massacro. Fuori questa sede, posta in un luogo su cui non interferiscono né le leggi della fisica né quelli spazio temporali vi è un gruppo di individui. A prima vista sembrerebbero un gruppo di normali escursionisti, ma non lo sono. Sono dei. La prima a passare è una donna sui cinquanta anni che di professione fa la contadina, ma non appena oltrepassa la soglia che divide il nostro mondo da questo luogo diventa Demetra, la dea della terra e delle messi, sorella di Zeus e madre di Proserpina, moglie di Ade.
Gli dei hanno deciso di far passare prima lei affinché le due divinità si chiarissero. Dovevano infatti trovare un compromesso per il bene di tutti loro.

martedì 4 giugno 2013

Cara Conchita Roccaforte del Greco è feudo di storia e cultura


Pubblicato su: Nta Calabria

ROCCAFORTE DEL GRECO- «Nutrire sentimenti confusi, di odio e amore, nei riguardi del paese in cui si è nati- affermò Mario La Cava ne Il Piemontese che adottò il Sud- è cosa che può accadere in tutte le latitudini: se si è altrove, si sogna il ritorno; se poi si rimane, si vorrebbe fuggire via».
La Calabria è una delle regioni in cui quest’ambivalenza dell’animo umano più si manifesta e a Roccaforte del Greco ha segnato la fine di un’intera comunità. Dato che il pregiudizio e la supposizione di colpevolezza accompagna noi calabresi, inviata Conchita, le specifico che non vi deve essere identità alcuna, di lombrosiana memoria, tra l’essere calabresi e il comportarsi da ‘ndranghetisti.

sabato 1 giugno 2013

Il ritorno alla fossa occipitale mediana


Il ritorno alla fossa occipitale mediana.

Più di un secolo fa, un famosissimo studioso italiano, Cesare Lombroso, il cui nome, secondo me, la storia non dovrebbe dimenticare, fece l’autopsia sul brigante Villella, scoprendo nel cranio una fossa, che chiamò occipitale mediana. Una grande scoperta secondo lui, che dimostrava non solo la nostra discendenza dai primati ma che gli atti criminali fossero dovuti a tare fisiche. Aveva scoperto il delinquente nato. Il luminare però non si fermò qui. Fece un semplice paragone: Villella era simili a tutti gli altri meridionali, dunque in tutti loro vi doveva essere questa fossa occipitale ed ecco giungere alla generalizzazione: tutti i meridionali sono uguali e quindi sono biologicamente inferiori. Il nostro destino era inciso nel nostro corpo, eravamo assetati di sangue e non rispettosi della legge o dello Stato. Un’orda barbara.  Gli UNNI del XIX secolo

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