martedì 16 settembre 2014

Una storia poco conosciuta I


Spesso capita che la Storia venga cristallizzata dei libri di scuola o subisca una semplificazione che fa perdere la complessità degli eventi, oppure semplicemente la si ignora parzialmente o la si modifica affinché corrisponda alla propria ideologia. Nella più che millenaria storia della nostra penisola, il Risorgimento è quello che più di ogni altro a mio avviso ha subito deformazioni, semplificazioni oppure viene totalmente ignorata. 


Una deformazione riguarda la triade che ha portato a compimento l’Unità d’Italia, ossia Cavour, Vittorio Emanuele II e Garibaldi, che l’ideologia postunitaria ha fatto passare come uniti da un forte legame. Questo potrebbe essere vero per la coppia Cavour – Vittorio Emanuele II, anche se anche loro hanno avuti molti dissidi. Un discorso a parte invece spetta per Garibaldi. Una semplificazione riguarda Garibaldi, considerato dai neoborbonici del duemila come un mercenario al servizio dei Savoia. Eventi quasi del tutto totalmente ignorati sono quelli che riguardano sempre Garibaldi, ma dopo la spedizione dei Mille e di cui parlerò. Con questi piccoli articoli tenterò di puntare la luce su alcuni episodi della nostra storia che la maggior parte delle persone ignora. Oggi illustrerò un episodio avvenuto dopo l’incontro di Teano fra Vittorio Emanuele II e Garibaldi. Si svolge alla Reggia di Caserta. Il Generale che ha permesso l’unificazione dell’Italia ha messo in riga il suo esercito, composto da uomini valorosi, ma stanchi, mal vestiti e mal equipaggiati, che hanno resistito a Volturno contro l’esercito borbonico, ma che non lo hanno vinto del tutto e non avrebbero mai potuto farlo senza l’esercito piemontese; tra di loro vi sono uomini che diventeranno grandi politici, grandi generali nel neo regno, ma anche uomini che torneranno all’oblio della storia, ci sono meridionali o convinti di combattere soprattutto per la distribuzione dei bene demaniali o in cerca di amnistia, alcuni di loro diventeranno in futuro dei briganti come Carmine Crocco o Pietro Monaco. Avevano cercato di sistemarsi come meglio potevano. Il loro generale si guardava con affetto paterno e loro con ammirazione. Tutti aspettavano. Che cosa? L’arrivo del re d’Italia che doveva passare in rassegna le truppe e dare un piccolo gesto di gratitudine agli uomini che gli avevano portato metà Italia. Aspettarono ore, ma il re non arrivava. Quando Garibaldi capì che il sovrano non sarebbe mai arrivato, si sentì umiliato davanti ai suoi uomini, mesto lasciò i suoi prodi e appena poté si imbarcò sulla prima nave per tornare all’isola di Caprera.  

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