Chissà che da sondaggi come questo non vengano fuori idee programmatiche da suggerire ai futuri sindaci e giunte che, ora e in futuro, ci amministreranno?
A voi la parola!
domenica 16 settembre 2012
Roccaforte di fuoco
Non bastava la mano piromane a gettare nello sconforto il paese di Roccaforte del Greco, la cui montagna è bruciata insieme ai sacrifici, al sudore e l'amore dei pochi coltivatori rimasti. Anche l'incuria umana, sia di alcuni autoctoni sia di coloro che l'amministrano, ha letteralmente surclassato quello che, in un tempo molto lontano, poteva considerarsi un piccolo gioiello dell'aspromonte.
Il fumo, la cenere, il fuoco non hanno offuscato, però, l'obbiettivo dei nostri modesti mezzi: ecco a voi difatti il confronto tra le immagini, riportate nei video, di un paese che si difende con una straordinaria bellezza, e di un paese ( si veda sopra) che, al contempo, è vittima di un sistematico abbandono culturale e sociale.
Non è necessario commentare il degrado in cui versa perché fortunatamente ne abbiamo le prove. Com'è possibile che nessuno riesca a vedere quello che noi invece abbiamo fotografato?E' evidente che, sia da parte di alcuni cittadini sia da parte degli amministratori, l'interesse a salvaguardare l'ambiente è pressoché minimo; le strutture esistenti versano in stato d'abbandono; i servizi non sono contemplati nonostante ci sia ancora chi doverosamente paga le tasse; le vie di comunicazione sono molto più che precarie.
Nonostante ciò è innegabile il fascino e la bellezza dei luoghi.
Se solo ci fosse il coraggio di cambiare, se solo i giovani, vicini e lontani, fossero capaci di sfruttare il cambiamento facendo rivivere un paese ormai morto, se solo ci fosse un'altra mentalità politica e culturale forse si potrebbe auspicare una nuova era, non solo per Roccaforte del Greco, ma per l'intera aria grecanica.
Ci auguriamo che il nostro pezzo venga letto, anche, da chi di dovere oltre che dai voi lettori estranei alla causa. Faremo in modo che giunga loro voce, lasciandovi con la promessa di ritornare sui luoghi fotografati per constatare se qualcosa è stata fatta. Se le parole possano servire a denunciare almeno un po' di ingiustizie, non verso gli uomini che meriterebbero di estinguersi, ma verso la natura, che nel bene e nel male ci ha sempre concesso il nutrimento.
sabato 15 settembre 2012
Le tre ragazze di paese- Prologo
Tra le
montagne della provincia di Reggio Calabria, vi sono tantissimi costellazioni
di piccoli paesi. In uno di questo, tre comari come al solito si ritrovavano a
sedersi fuori casa e a parlare del più e del meno. Il loro argomento preferito
era però spettegolare delle persone che passavano davanti.
Ecco
arrivare una ragazza alta un metro e settanta, capelli biondi, seno piccolo ma
sedere da favola.
Comare
Giovanna si accosta vicino all’orecchio di comare Rosa e le dice: “Quella è
Francesca Stellittano, appartiene a Giovanni Stellittano e Carmela Alampi.”
Comare Rosa
dice: “E’ una bella ragazza…ha preso tutto dalla madre.”
Comare
Filomena interviene divertita: “Per forza, chissà da quale padre doveva
prendere.”
Comare Rosa
esclama: “Focu meu! E lei ha preso
dalla madre anche nel comportamento?”
Comare
Filomena che delle tre è quella che gli piace riportare sempre le cattiverie
dice: “Sicuro, sapete una volta la vedono con un ragazzo e l’altra volta con un
altro. La portano in luoghi isolati e fanno…quello che dovrebbero fare solo
marito e moglie!”
Comare
Giovanna attira l’attenzione delle altre due e dice: “Guardate chi sta arrivando…Mariuccia.”
Comare Rosa
saluta la ragazza che passava di là, Mariuccia risponde e dice: “Salve, come
state?”
Tutte e tre
dicono: “Si tira avanti.”
Mariuccia
le saluta e tira per la sua strada, comare Rosa dice: “Una bravissima ragazza,
casa e cresia (chiesa).
Comare
Filomena interviene con la sua saggezza popolare: “L’acqua cheta, rumpi i ponti.” L’acqua tranquilla rompe i ponti.
Comare
Giovanna non è d’accordo e dice: “Mariuccia è buona come il pane. E’
impossibile che si comporti male.”
Comare Filomena
si giustifica: “Può darsi, ma al giorno d’oggi tutti questi ragazzi non sai
come crescono… non è più come una volta.”
Comare
Giovanna interviene: “Meno male! Io non potevo nemmeno uscire da sola con il
mio povero marito. Avevo sempre uno dei mie fratelli dietro.”
Un auto
passa sfrecciando vicino e comare Filomena dice: “Chi era che guidava? Ho visto
solo che era una donna!”
Comare
Giovanna che era riuscita a vederla le risponde: “Era Antonella, la figlia di
Pietro…”
Comare Rosa
non riesce a trattenersi: “Poverina…la madre è morta quando l’ha partorita e
ora anche il padre ha un brutto male…un tumore allo stomaco, dicono.”
Comare
Filomena, capendo che su di lei non può infierire, dice: “Ma dove andava così
di fretta?”
Comare
Giovanna le risponde: “Probabilmente sta andando in uno dei poderi del padre a
vedere come stanno lavorando gli operai. Da quando suo padre si è ammalato, si
occupa tutto lei. Frequentava l’università per fare l’infermiera, ma ha dovuto
abbandonarla. Si occupa lei della ditta di famiglia…”
Comare
Filomena non può non dire la sua: “La terra non le manca, sicuramente troverà
qualche buon partito che la sposerà.”
Comare Rosa
esclama: “Vulissi Diu!” Volesse Dio.
Comare
Filomena chiede: “Ma non hanno parenti che li possano aiutare?”
Comare
Giovanna che è sempre la più informata le risponde: “Si, ha uno zio che ha il
suo lavoro e non può aiutarla. Lo zio ha un figlio Stefano, ma quello deve
studiare per diventare avvocato.”
Comare
Filomena esamina le informazioni ricevute e poi esclama: “Ah u riccjiuni!” Ah
il ricchione.
Comare
Giovanna le dice sdegnata: “Non si sa, se è vero.”
Comare
Filomena muove vistosamente la testa e sorridendo dice: “Si sa, si sa.”
Comare Rosa
che prova pena per tutti dice: “Poverino, non è colpa sua…è una malattia che
posso averla tutti.”
Comare
Filomena non d’accordo dice la sua: “Non è vero, è tutta colpa della madre che
li coccola troppo… si sa che i bambini devono essere baciati solo quando
dormono.”
Ecco le
nostre protagoniste. Francesca, Mariuccia e Antonella.
giovedì 30 agosto 2012
sabato 25 agosto 2012
Perchè Darwin aveva ragione
Disquisire di creazionismo ed evoluzionismo - fra svuotati vicoli di paese, con anziani homo sapiens sapiens, mentre si è intenti a finire di leggere Il più grande spettacolo della terra di Richard Dawkins - è quanto di più divertente mi potesse capitare in quest’afosa giornata di fine agosto.
Fra le varie ipotesi – addotte come verosimili dalle mie interlocutrici - sull’origine della terra e della specie homo, vi è una che, in particolare, ho ritenuto degna di essere divulgata, non tanto per la scientificità dell’enunciato quanto per l’immaginifica visione che se ne trae:
«si dice (quale essere sano di mente accrediterebbe questa tesi? ) che in quel tempo (quando?) uno scimmione prese una donna nella foresta e la portò in una grotta (che ci faceva l’unico esemplare femmina nella foresta? E, soprattutto, chi l’aveva creata?) e da quell’accoppiamento animalesco nacquero dei bambini e così via l’umanità! Gli esseri umani popolarono la terra e poi nacque Cristo. Dio generò tutto.».
(La traduzione del dialogo in dialetto roccafortese e le parentesi tonde sono mie).
Si può dire che questa teoria, alquanto fantasiosa, è frutto sì dell’ignoranza dei luoghi e delle condizioni contingenti antecedenti che non hanno permesso una buona e proficua scolarizzazione, ma soprattutto è frutto di quella commistione tra sapere popolare e cattolicesimo integralista a causa di cui caddero vittime molte generazioni di giovani sapiens sapiens.
Essere dei ferventi creazionisti è quanto ci viene insegnato sin dalla tenera età, poi, fortunatamente, alcuni scelgono consapevolmente di esserlo, altri invece se ne allontanano definitivamente a causa di un’altra teoria, più scientifica, più, a mio avviso, attendibile, che porta il nome di evoluzionismo.
Nel 1859 L’origine delle specie di Charles Darwin scosse le fondamenta del mondo. Darwin sapeva che la sua teoria avrebbe creato scompiglio, ma non avrebbe mai potuto immaginare che, un secolo e mezzo dopo, la controversia avrebbe continuato imperterrita ad infuriare. Darwin dedica al tema dell’evoluzione umana, nella sua opera più celebre, solo undici portentose parole: «Verrà fatta luce sull’origine dell’uomo e sulla sua storia».
L’evoluzione è considerata ormai un fatto dalla maggioranza degli scienziati autorevoli; anche teologi illuminati hanno ceduto alla teoria, eppure milioni di persone continuano a negarla, a non insegnarla nelle scuole, a non divulgarla o per ignoranza o per obbedienza a una religione, con risultati davvero inquietanti.
I creazionisti sono profondamente innamorati della documentazione fossile perché hanno imparato, fra loro, a ripetere che essa è piena di lacune, lanciando accuse e sfide al grido di: mostrateci gli stadi intermedi!
In realtà è già una fortuna avere dei fossili, e l’evoluzione sarebbe assolutamente certa, anche se non si fosse mai fossilizzato neanche un cadavere. Una vera smentita dell’evoluzione sarebbe, invece, scoprire anche solo un fossile nello strato geologico sbagliato. Ancora non è accaduto!
Fra tutte le superficiali critiche incentrate sull’anello mancante, le più stupide sono due. E noi risponderemo a entrambe. La prima è: «Se l’uomo è disceso dalle scimmie attraverso le rane e i pesci, perché la documentazione fossile non comprende le “ ranimmie”?». La seconda è: Crederò all’evoluzione solo quando vedrò una scimmia partorire un bambino». Con quest’ultima dichiarazione si commette l’errore di pensare che i grandi cambiamenti evolutivi avvengano da un giorno all’altro.
Alla prima domanda Dawkins risponde che naturalmente le scimmie non discendono dalle rane. Le scimmie e le rane condividono un antenato che non somigliava né alle prime né alle seconde. Forse somigliavano un poco a delle salamandre di cui esistono i fossili.
Alla seconda domanda risponde affermando che gli esseri umani non discendono dalle scimmie. Abbiamo semplicemente un antenato in comune. L’antenato comune doveva somigliare più alle scimmie che a un uomo, e forse lo avremmo chiamato scimmia se lo avessimo conosciuto, circa 25 milioni di anni fa. Nessun animale dà origine all’improvviso ad una nuova specie. L’evoluzione è difatti un processo graduale.
Giunti a questo “stadio” nasce spontaneo affermare come sarebbe bello se i critici dell’evoluzione si disturbassero anche solo ad apprendere i minimi rudimenti della materia che criticano.
Basterebbe loro inserirsi seriamente nel dibattito ancora in corso, come lo stesso Dawkins ha auspicato. Egli con Il più grande spettacolo della terra fornisce loro un’esauriente panoramica delle prove scientifiche dell’evoluzionismo, prendendo in esame varie discipline, dalla chimica alla biologia, dall’embriologia alla paleontologia, conducendo il lettore lungo un affascinante itinerario di studi iniziato e aperto da Darwin.
Perché Darwin aveva ragione!
domenica 29 luglio 2012
Sesso e Morte
Sesso
e Morte
Luca era un ragazzo che aveva appena compiuto diciotto
anni, portava un paio di occhiali molto spessi per via della sua grave miopia.
Non era bello anzi era piuttosto brutto con il suo acne che ricopriva tutto il
volto e le sue enormi orecchie a sventola e quindi non aveva molto successo con
le ragazze. Anzi non ne aveva affatto. Non aveva mai fatto sesso in vita sua e
visto che ormai era adulto voleva provare questa esperienza ad ogni costo. Non
voleva più essere vergine. Si era diretto in un locale di spogliarelliste.
Sapeva che le ragazze davano uno spettacolo privato a quelli che pagavano
abbastanza. Lo sapeva perché glielo aveva detto un suo amico. Aveva raccolto
abbastanza soldi tra quelli che gli erano stati regalati per il compleanno dei
diciotto anni e quelli che aveva risparmiato sulla paghetta mensile. Con questa
intenzione varcò la porta di quel locale. La prima cosa che notò furono i vari uomini
adulti che guardavo le ballerine con la lingua di fuori e sbavando. Una stava
ballando intorno al palo. Uno degli spettatori si era alzato, aveva messo due
dita dentro la bocca e le aveva fatto un fischio. A lui però interessava una
ragazza che stava facendo lo spogliarello al palco centrale. Aveva i capelli
rossi e gli occhi verdi. Non poteva avere più di venticinque anni. Il suo corpo
era perfetto. Si tolse il reggiseno, lo lanciò nella sua direzione e lui
l’afferrò senza nemmeno accorgersene. Lei lo guardò e gli sorrise. Lui fece un
grande sorriso e si sedette per assistere al resto dello spettacolo. La ragazza
mise le dita sulle mutandine e iniziò a farle scendere. Luca non vedeva l’ora
che succedesse ma la ragazza sembrò ripensarci e buttatasi per terra iniziò a
strusciarsi con il pavimento del palco. Lui sentì il desiderio crescere in
mezzo alle gambe. Quanto la desiderava. Avrebbe voluto salire sul palco e
prenderla là stesso. Dopo un paio di altri minuti in cui lei danzava, salutò il
suo pubblico e se ne andò. Come da copione aveva fatto vedere e non vedere.
Luca scattò dalla sua sedia e si diresse verso i camerini. Uno dei buttafuori
si parò davanti a lui e gli chiese dove credeva di andare. Il viso divenne
rosso e con molto imbarazza gli chiese: “Come si chiama la ballerina rossa che
si è appena esibita? Vorrei parlare con lei.”
Il buttafuori sembrò diventare gentile e gli risponde:
“Si chiama Iskar, ma guarda che il fatto che ti ha lanciato il reggiseno non
vuol dire che le piaci. Lo fa sempre. Per averla devi pagare e anche molto. Tu
puoi permettertela, ragazzo?”
Luca a quelle parole si era reso conto che teneva alla
sua mano stretto stretto il reggiseno della ballerina e fu ancora più
imbarazzato. Alla domanda se poteva permetterla fece di si con la testa.
Credeva di avere tanti soldi, sperò che potessero bastare.
Il buttafuori divertito gli disse che l’avrebbe fatta
chiamare, disse qualcosa a una cameriera che al momento aveva sotto l’ascella
il suo vassoio. La cameriera fece cenno con la testa come se avesse capito e
poi entrò nei camerini. Il buttafuori si voltò poi verso di lui e gli fece
cenno di aspettare un po’. Dopo qualche minuto uscì in vestaglia Iskar. Lo
guardò con attenzione e poi gli fece cenno si seguirlo dentro i camerini. Il buttafuori
gli schiacciò l’occhio e lo lasciò passare. Dagli altri camerini si sentivano
dei gemiti di piacere. Luca pensava che il momento clou si stava per avvicinare
e la tensione iniziò ad assalirlo. Le mani iniziarono a sudargli e dovette
sbottonare il collo della camicia per poter respirare meglio. Iskar davanti a
lui fece un leggero sorriso e gli chiese se per lui fosse la sua prima volta
che veniva in un locale come quello.
Le mormorò di si. La paura lo stava per paralizzare.
Lei si voltò e presegli le mani gli sussurrò all’orecchio se fosse la sua prima
volta. Lui diventò rosso e molto imbarazzato le fece di si con la testa. Lei
gli sorrise e gli disse: “Allora per la tua prima volta è meglio se vieni a
casa mia. Sarai più al tuo agio, sarai più rilassato e sicuramente farai molto
bene ciò che devi fare. Aspettami fuori al locale alle due di notte. Finisco a
quell’ora.”
Luca timidamente osò chiederle quanto volesse e lei gli
chiese di rimando quanti soldi avesse. Le rispose che aveva cento euro. Non era
vero, ne aveva molti di più, ma spero che quelli bastassero. Gli si avvicinò e
con voce sensuale gli rispose: “Di solito ne prendo duecento, ma per te farò
un’eccezione.”
Fece un largo sorriso e uscì di fretta dal locale. Iskar
divertita pensò che non le sarebbe più capitato di incontrare uno così in
questi tempi. Si diresse verso il suo camerino, aprì la porta e trovò
all’interno un uomo che le sorrideva malignamente. Le chiese: “Hai trovato
un’altra preda?”
Gli sorrise di rimando e gli rispose: “Questo è
speciale, questo è vergine.”
I due scoppiarono a ridere. Le loro risate si
propagarono per i camerini e una ragazza che si muoveva sensualmente sopra il
suo grasso e ricco cliente si fermò inquieto. Il cliente le mormorò di
continuare e lei zelante fece finta di nulla e ricominciò a muoversi.
Luca aspettava di fuori e non poteva credere a quello
che gli era successo. Una donna bellissima le aveva detto che lui era
un’eccezione. Guardò il suo riflesso su una vetrina e anche se era lo stesso di
sempre si sentì più bello. Si sentì speciale. Aspettò con impazienza fino alle
due di notte. I clienti iniziarono a defluire uno ad uno come se si fossero
messi d’accordo per non dare nell’occhio. Quando furono le due e cinque e non
vide uscire Iskar, pensò che probabilmente aveva trovato un altro cliente e si
era dimenticato di lui. Girò le spalle al locale e triste stava per andarsene,
quando una voce gli disse di aspettare. Anche se l’aveva sentita poche volte,
ormai per il suo orecchio era inconfondibile. Tornò a essere contento e si girò
mostrandole un largo sorriso. La ragazza gli tese la mano e, dopo che questo
tutto eccitato l’afferrò, gli disse di seguirlo. Non poteva credere che davvero
gli stesse succedendo. Una goccia d’acqua gli cadde sul viso e poi tante altre.
Lei gli disse di fare in fretta e insieme mano nella mano iniziarono a correre
sotto la pioggia. Penso che se qualcuno li avesse visti poteva scambiarli per
una coppia di fidanzati. Che bello sarebbe stato. Forse sarebbe potuto
succedere. Dopo aver fatto l’amore, le avrebbe parlato. Sentiva che stava per
innamorarsi di lei. Mentre correva però non si accorse che qualcuno li seguiva
saltando da un tetto ad un altro con molta facilità.
Lei abitava in un appartamento fatiscente non molto
lontano dal locale, al secondo piano. Si fermò davanti al portone per prendere
la chiave. La pioggia le aveva bagnato tutti i capelli e tutto il suo corpo
sexy. La maglietta bianca ormai bagnato gli faceva vedere i seni e soprattutto
i capezzoli turgidi. Dovette deglutire per l’eccitazione. Entrarono. Sui muri
non si riusciva a non scorgere la grande umidità. Le mattonelle delle scale
erano quasi tutte scheggiate e ricoperti da decine di strati di polvere. Nel
pavimento al secondo piano vide un’enorme macchia rosso scura e sperò che non
si trattasse di sangue. Quando giunsero alla porta, che per miracolo rimaneva
ancora sui suoi cardini, il cuore tornò a battergli forte. Lei si voltò come se
capisse la sua agitazione e mettendogli una mano tra i capelli gli disse di non
preoccuparsi, che tutto sarebbe stato molto facile e che gli sarebbe piaciuto
da morire. Quando pronunciò la parola morire fece uno strano sorriso abbastanza
inquietante. Girò la chiava e aprì la porta che gigolò sinistramente. Avanzò
nell’oscurità e poi gli disse di entrare e di chiudere la porta. Senza dire
nulla, fece come gli aveva detto. Lei lasciò cadere il giubbotto bagnato a
terra e gli indicò l’appendiabiti per il suo. Poi presogli di nuovo la mano lo
portò con molta delicatezza nell’unica stanza che c’era a parte il bagno e la
cucina. Lo fece sedere sul letto e aprì una piccola lampada per fargli vedere
il suo stupendo corpo. Si tolse di dosso la maglia bianca che sembrava essersi
attaccata alla sua pelle e le fece vedere i suoi enormi seni. Poi andò da lui,
gli disse di stare tranquillo, gli poggiò la mano sulla patta dei pantaloni e
iniziò a strusciarla. Lui sentì il piacere crescere e lei sorrise soddisfatta.
“Adesso che sei pronto”, gli disse, “cosa vuoi che ti
faccio? Vuoi che te lo lecco o vuoi scopare direttamente?”
Voleva scopare. Era ovvio. Lo fece sdraiare sul letto e
gli sbottonò i pantaloni e calò la zip. Poi glielo tirò fuori dai pantaloni.
Non era molto grosso ma non era piccolo, era normale. Gli calò i pantaloni e le
mutande fino alle ginocchia e poi lei si tolse la minigonna di pelle. Non
portava le mutandine, quindi era completamente nuda davanti a lui. Era la prima
volta che vedeva una donna nuda. I suoi occhi andarono subito là, nell’organo
femminile che aveva visto solo nelle foto dei giornali erotici e nei film
porno. Aveva una leggera peluria, ma non gli dispiaceva anzi lo eccitava di
più. Lei si mise sopra di lui, prese il suo organo e se lo mise dentro. Il
ragazzo sentì un leggero fastidio e poi un tiepido calore. Iskar iniziò a muoversi
molto lentamente e Luca iniziò a sentire un gran piacere. In quello stato di
passione non si accorse di non aver messo il profilattico. Allungò una mano per
toccarle una tetta ma lei afferrò i suoi polsi e li tenne fermi al materasso.
Sembrava così forte e potente. Lei rise. Era solo questione di tempo e poi la
sua tagliola sarebbe scattata sulla sua preda. Da tanto tempo ormai non poteva
più soddisfare i suoi bisogni, da secoli o meglio millenni. In realtà lei non
era un’avvenente ragazza di venticinque anni, ma un succube. Cosa è un succube?
Un demone dall’aspetto femminile che attraverso il sesso si ciba dell’essenza
vitale della sua vittima e dopo aver raccolto lo sperma lo dona a un incubo, un
demone dell’aspetto maschile che possiede le ragazze durante il sonno. Lei però
non era un succube come tanti, lei andava pazza soprattutto per i vergini e
oggi giorno era molto difficile trovarli. Inoltre con l’invenzione dei
preservativi, era molto difficile raccogliere nel proprio organo demoniaco lo
sperma. Quando pensava ai vergini, non poteva non ricordare il Medioevo. Certo
era un tempo molto pericoloso per un demone sessuale, ma c’erano tanti monaci
che avventatamente avevano fatto voto di verginità. Si, l’ultimo vergine con
cui era stata era proprio un giovane monaco dai capelli rossi. Poi si era
dovuta accontentare degli altri uomini che le erano capitati a tiro. I suoi
pensieri vennero interrotti dai gemiti di piacere del ragazzo. Presto sarebbe
venuto. Presto avrebbe avuto ciò che voleva. Lui aprì gli occhi e la guardò.
Perché la guardava? Perché non li chiudeva? Per lei sarebbe stato più facile
non doverlo vedere negli occhi mentre gli risucchiava la sua essenza vitale,
mentre lo uccideva. Scosse la testa. Che le prendeva? Era un demone! Che
puntasse pure i suoi occhi su di lei, comunque non le sarebbe importato. Le
mormorò che era bellissima. Certo che lo era pensò. Il suo aspetto era fatto a
posta per attirare a se le sue prede. Lo poteva cambiare in qualsiasi momento.
Di sicuro non le avrebbe detto che era bellissima se l’avesse vista nella sua
vera forma. Decise di muoversi più veloce, non voleva più continuare quello
stupido gioco. Iniziò a muoversi velocemente con il bacino. Sempre più veloce.
Dai gemiti capiva che presto sarebbe venuto. Poi qualcosa la fece esitare. Tra
un gemito e un altro le sussurrò che l’amava. Prima si stupì. Come era
possibile che si fosse innamorata di una sconosciuta? Aveva visto qualcosa di
cui innamorarsi? Poi sorrise e lo schernì. Tutti i vergini si ricordano in
maniera speciale e amano la persona che gli ha strappato la verginità. Che sia
la loro ragazza o una semplice prostituta. Sentiva che il momento stava per
arrivare. Decise di renderlo il meno doloroso possibile. E’ vero era un demone,
un’assassina ma non doveva per questo essere anche una sadica. Gli sorrise e si
abbassò verso di lui. Le sue tette si strofinarono sul suo petto coperto ancora
con la camicia e gli sussurrò all’orecchio che anche lei lo amava. Luca vide
che le sue labbra erano vicine a quelle di lei e seguendo l’istinto la baciò.
Lei pensò che fosse un povero ingenuo e che probabilmente sarebbe morto
comunque prendendo qualche brutta malattia con qualche altra prostituta. Il
ragazzo fece una smorfia. Era venuto. Poteva sentire il suo liquido all’interno
del suo contenitore. Lui iniziò a respirare in maniera affannosa, pensò che
fosse dovuto alla fatica che aveva fatto. Poi però sentì un dolore lancinante
al petto e, toccandoselo con la mano destra, con quella sinistra tesa verso di
lei le chiese aiuto. Lei gli fece un sorriso diabolico, stava assorbendo tutta
la sua essenza. Prima aveva goduto lui dal piacere, adesso toccava a lei.
Sentiva l’energia entrare dentro di lei e provocarle tanto piacere. Iniziò a
gemere e a muoversi in maniera forsennata sopra Luca. Il letto iniziò a
scricchiolare. Il vicino continuava a dormire, ormai ci aveva fatto
l’abitudine. Mentre lei gemeva dal piacere, il corpo del ragazzo si prosciugava
sempre di più e diventava tutto ringrinzito. Il cuore smise di battere e i
polmoni di contrarsi. Lei non si sentiva ancora soddisfatta e si mosse su di
lui per un altro minuto, poi smise non c’era più energia vitale in quel corpo
da prendere. Prima di alzarsi gli diede un bacio sulla fronte e appena lo fece
il corpo divenne completamente polvere. Così sarebbe stato molto più facile per
lei sbarazzarsi del corpo. All’improvviso sentì una strana sensazione, si voltò
e disse: “Sei già arrivato?”
Davanti a lei vi era l’uomo con cui aveva riso nel
locale, era l’incubo con cui faceva coppia da millenni. Le si avvicinò,
l’afferro per le cosce e dopo averla sollevata da terra la penetrò. Sentì un
grande piacere e ricominciò a gemere. Ad ogni colpo l’incubo si prendeva lo
sperma di Luca. Quando smisero il processo, lei si sentì più debole di prima ma
era soddisfatta. Nessuno può sapere che piacere può dare un incubo a letto. Le
diede le spalle e stava per uscire dall’appartamento ma Iskar appoggiata al
letto gli chiese: “Dove vai adesso? E’ quasi giorno.”
L’incubo si voltò e lei poté vedere il suo sorriso
inquietante. Le rispose: “C’è un convento qui vicino. Sicuramente ci sarà una
vergine suora da fecondare.”
L’incubo uscì dalla stanza oltrepassando la porta. Era
una fortuna per lui essere immateriale, peccato che lei non lo era più da tanto
tempo. Tutto sarebbe stato molto più facile. Si alzò e presa la coperta del
letto piena di polvere la buttò nella spazzatura. Poi andò a dormire, presto
avrebbe fatto giorno. Prima di chiudere gli occhi non riuscì a non pensare agli
occhi di Luca. Perché era diventata così debole? Le stava per venire in mente
il suo grande peccato, lo scacciò dalla mente e chiuse gli occhi. Si addormentò
sperando di non dover fare un bel sogno.
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