martedì 16 ottobre 2012

La sanità melitese che cade a pezzi

 
 
Piove sul Tiberio Evoli: una crepa creatasi nel tetto del piano soprastante il Dipartimento di Chirurgia







 
 

MELITO DI PORTO SALVO - Porta d’ingresso logora e cinerea, corridoi silenziosi e degradati, voci umane, poche, che conversano fra loro mentre svolgono un ipotetico lavoro, medici che nelle loro stanze ricevono degenti, paziènti che attendono le cure su sedie barcollanti, fra statue di madonne ben curate, fra sudici stanzini mal ridotti.

E, intanto, il tetto piove! Piove sulla testa dei pochi visitatori che, oggi, 16 ottobre 2012, alle ore 15 circa, si trovavano nei pressi del Dipartimento di Chirurgia dell’Ospedale Tiberio Evoli di Melito di Porto Salvo, RC.

Una crepa considerevole, grondante d’acqua - creatasi nel tetto o meglio in una stanza soprastante, ben sigillata, del Dipartimento di Chirurgia - veniva schivata, da ore si presume, sia dai dipendenti di suddetto ospedale, sia, giustamente, dai malati che, con sguardo indignato, cedevano allo sconforto.

L’Ospedale, intitolato ad un importante medico del paese del secolo scorso, è l’unico che, nel raggio di kilometri, possa dare soccorso anche ai paesi limitrofi della provincia reggina. Attualmente rischia la chiusura. Fino ad alcuni decenni fa, il Tiberio Evoli, era uno dei migliori ospedali di tutta la regione Calabria, conosciuto soprattutto per i numerosi reparti con altrettanti medici esperti e competenti; tecnologie all'avanguardia e buona amministrazione.

E’ sbalorditivo come, adesso invece, il Tiberio Evoli faccia, letteralmente, acqua da tutte le parti, come nessuno dei dipendenti anche se non nell’ambito della propria competenza, si sia accorto e prodigato nel gestire l’inconveniente ma, altresì, abbia avuto la prontezza d’ingegno o la prodigiosa intuizione nel qualificare la mia azione di fare le foto come l’indiscreta presenza di una giornalista. Ebbene, è evidente che nel Tiberio Evoli faccia più scalpore la presenza di qualcuno che testimonia raccontando dei fatti piuttosto di un tetto che potrebbe cadere in testa e fare male. Ma, d’altronde, come mi ebbe a dire, pressappoco, un funzionario, un addetto, insomma un signore col sorriso stampato sul volto, che, trastullandosi, da lì passava: «se le cade in testa, non le farà male!».

Non vi è da crederci. Vedere l’indifferenza, verso la res publica, fa ancora più male.

 


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