domenica 23 settembre 2012

Le tre ragazze di paese. I

Avvertenze:
  • Sconsigliato ad un pubblico con meno di diciotto anni
  • Nomi e fatti sono inventati 
 
Francesca, dopo aver incrociato le tre comari, è andata ad incontrare Giuseppe, uno dei ragazzi più belli del paese e per il quale ogni ragazza farebbe di tutto.
Quando arriva con la sua moto, lei si avvicina sculettando e si appoggia con una mano al serbatoio della moto e con l’altra gli tocca il petto.
Lui la guarda dalla testa ai piedi. E’ molto bella e la vuole. Lei si concederà volentieri a lui, come prima si è concessa a tutti i suoi amici.
Le chiede: “Sei pronta?”
Gli si avvicina all’orecchio e mentre gli sussurra che non vede l’ora, gli mette la mano sul suo organo e riesce a sentire tutto il suo desiderio. La ragazza salta sulla moto di Giuseppe, che la porta in un luogo isolato. Appena arrivano, lei cerca di baciarlo ma lui si scansa e le dice che per avere un suo bacio se lo deve meritare. La ragazza si mette in ginocchio davanti a lui e gli accarezza il membro eretto. “Muoviti” le intima lui stanco di giochetti e desideroso di andare al sodo della questione. La zip dei pantaloni scende e le mani femminili tirano fuori il pene. Lo accarezza per un po’ prima di metterselo in bocca e iniziare a dare al ragazzo piacere. La bocca va su e giù. E’ veramente brava, proprio come dicevano i suoi amici. Non riesce a resistere a lungo e sente che sta per venire. Non glielo dice. Vuole venirle in bocca. Il liquido seminale le invade la bocca, ma lei fa finta di nulla lo ingoia e continua a leccare l’organo. Gli sorride e gli chiede se adesso si merita un bacio. Lui scuote la testa. Vuole di più, molto di più. La fa alzare e fatta sbattere al tronco di un albero, le mette la mano dentro i jeans. Le tocca la leggera peluria e poi introduce il dito nell’organo bagnato. Lo fa senza alcuna delicatezza, senza alcun rispetto. La vuole solo sentire gemere dal piacere. Dopo un po’, gli sussurra all’orecchio che lo vuole. Lui sorride soddisfatto. Lei si abbassa i jeans e si lascia ammira per qualche secondo. Poi si avvicina a lui. Lo vuole dentro e soprattutto vuole guardarlo negli occhi mentre la scopa. Lui non è dello stesso avviso. La volta violentemente. Le dice di appoggiare le mani all’albero e che gli piace farlo alla pecorina. Lei l’accontenta. Farebbe di tutto per lui. Lui la prende da dietro e inizia a darle dei colpi secchi. Non pensa affatto al piacere di lei, ma solo al suo. Le tocca le tette che vanno su e giù per i colpi. Dopo cinque minuti viene di nuovo. Lei si volta contenta e vuole baciarlo. Lui frastornato dal piacere riesce ad allontanarla. Si sistema e prima di andarsene in moto le dice che non avrebbe mai baciato chi aveva il suo sperma in bocca. Si allontana sorridendo, lasciandola sola e umiliata. Non le importava. Aveva scopato con Giuseppe e nonostante tutto era stato fantastico.

domenica 16 settembre 2012

I paesi calabresi, in particolare quelli dell'area grecanica, che sembrano dei comotosi vegetali pronti per essere staccati dalla spina, in che modo voi li salvereste?

Chissà che da sondaggi come questo non vengano fuori idee programmatiche da suggerire ai futuri sindaci e giunte che, ora e in futuro, ci amministreranno?
A voi la parola!

Roccaforte di fuoco








 

 
 
 
 

Non bastava la mano piromane a gettare nello sconforto il paese di Roccaforte del Greco, la cui montagna è bruciata insieme ai sacrifici, al sudore e l'amore dei pochi coltivatori rimasti. Anche l'incuria umana, sia di alcuni autoctoni sia di coloro che l'amministrano, ha letteralmente surclassato quello che, in un tempo molto lontano, poteva considerarsi un piccolo gioiello dell'aspromonte.
Il fumo, la cenere, il fuoco non hanno offuscato, però, l'obbiettivo dei nostri modesti mezzi: ecco a voi difatti il confronto tra le immagini, riportate nei video, di un paese che si difende con una straordinaria bellezza, e di un paese ( si veda sopra) che,  al contempo, è vittima di un sistematico abbandono culturale e sociale.

Non è necessario commentare il degrado in cui versa perché fortunatamente ne abbiamo le prove.  Com'è possibile che nessuno riesca a vedere quello che noi invece abbiamo fotografato?
E' evidente che, sia da parte di alcuni cittadini sia da parte degli amministratori, l'interesse a salvaguardare l'ambiente è pressoché minimo; le strutture esistenti versano in stato d'abbandono; i servizi non sono contemplati nonostante ci sia ancora chi doverosamente paga le tasse; le vie di comunicazione sono molto più che precarie.

Nonostante ciò è innegabile il fascino e la bellezza dei luoghi.
Se solo ci fosse il coraggio di cambiare, se solo i giovani, vicini e lontani, fossero capaci di sfruttare il cambiamento facendo rivivere un paese ormai morto, se solo ci fosse un'altra mentalità politica e culturale forse si potrebbe auspicare una nuova era, non solo per Roccaforte del Greco, ma per l'intera aria grecanica.

Ci auguriamo che  il nostro pezzo venga letto, anche, da chi di dovere oltre che dai voi lettori estranei alla causa. Faremo in modo che giunga loro voce, lasciandovi con la promessa di ritornare sui luoghi fotografati per constatare se qualcosa è stata fatta.  Se le parole possano servire a denunciare almeno un po' di ingiustizie, non verso gli uomini che meriterebbero di estinguersi, ma verso la natura, che nel bene e nel male ci ha sempre concesso il nutrimento.



Roccaforte del Greco... ancora


 
 
I luoghi della memoria!
 

sabato 15 settembre 2012

Le tre ragazze di paese- Prologo



Tra le montagne della provincia di Reggio Calabria, vi sono tantissimi costellazioni di piccoli paesi. In uno di questo, tre comari come al solito si ritrovavano a sedersi fuori casa e a parlare del più e del meno. Il loro argomento preferito era però spettegolare delle persone che passavano davanti.
Ecco arrivare una ragazza alta un metro e settanta, capelli biondi, seno piccolo ma sedere da favola.
Comare Giovanna si accosta vicino all’orecchio di comare Rosa e le dice: “Quella è Francesca Stellittano, appartiene a Giovanni Stellittano e Carmela Alampi.”
Comare Rosa dice: “E’ una bella ragazza…ha preso tutto dalla madre.”
Comare Filomena interviene divertita: “Per forza, chissà da quale padre doveva prendere.”
Comare Rosa esclama: “Focu meu! E lei ha preso dalla madre anche nel comportamento?”
Comare Filomena che delle tre è quella che gli piace riportare sempre le cattiverie dice: “Sicuro, sapete una volta la vedono con un ragazzo e l’altra volta con un altro. La portano in luoghi isolati e fanno…quello che dovrebbero fare solo marito e moglie!”
Comare Giovanna attira l’attenzione delle altre due e dice: “Guardate chi sta arrivando…Mariuccia.”
Comare Rosa saluta la ragazza che passava di là, Mariuccia risponde e dice: “Salve, come state?”
Tutte e tre dicono: “Si tira avanti.”
Mariuccia le saluta e tira per la sua strada, comare Rosa dice: “Una bravissima ragazza, casa e cresia (chiesa).
Comare Filomena interviene con la sua saggezza popolare: “L’acqua cheta, rumpi i ponti.” L’acqua tranquilla rompe i ponti.
Comare Giovanna non è d’accordo e dice: “Mariuccia è buona come il pane. E’ impossibile che si comporti male.”
Comare Filomena si giustifica: “Può darsi, ma al giorno d’oggi tutti questi ragazzi non sai come crescono… non è più come una volta.”
Comare Giovanna interviene: “Meno male! Io non potevo nemmeno uscire da sola con il mio povero marito. Avevo sempre uno dei mie fratelli dietro.”
Un auto passa sfrecciando vicino e comare Filomena dice: “Chi era che guidava? Ho visto solo che era una donna!”
Comare Giovanna che era riuscita a vederla le risponde: “Era Antonella, la figlia di Pietro…”
Comare Rosa non riesce a trattenersi: “Poverina…la madre è morta quando l’ha partorita e ora anche il padre ha un brutto male…un tumore allo stomaco, dicono.”
Comare Filomena, capendo che su di lei non può infierire, dice: “Ma dove andava così di fretta?”
Comare Giovanna le risponde: “Probabilmente sta andando in uno dei poderi del padre a vedere come stanno lavorando gli operai. Da quando suo padre si è ammalato, si occupa tutto lei. Frequentava l’università per fare l’infermiera, ma ha dovuto abbandonarla. Si occupa lei della ditta di famiglia…”
Comare Filomena non può non dire la sua: “La terra non le manca, sicuramente troverà qualche buon partito che la sposerà.”
Comare Rosa esclama: “Vulissi Diu!” Volesse Dio.
Comare Filomena chiede: “Ma non hanno parenti che li possano aiutare?”
Comare Giovanna che è sempre la più informata le risponde: “Si, ha uno zio che ha il suo lavoro e non può aiutarla. Lo zio ha un figlio Stefano, ma quello deve studiare per diventare avvocato.”
Comare Filomena esamina le informazioni ricevute e poi esclama: “Ah u riccjiuni!” Ah il ricchione.
Comare Giovanna le dice sdegnata: “Non si sa, se è vero.”
Comare Filomena muove vistosamente la testa e sorridendo dice: “Si sa, si sa.”
Comare Rosa che prova pena per tutti dice: “Poverino, non è colpa sua…è una malattia che posso averla tutti.”
Comare Filomena non d’accordo dice la sua: “Non è vero, è tutta colpa della madre che li coccola troppo… si sa che i bambini devono essere baciati solo quando dormono.”
Ecco le nostre protagoniste. Francesca, Mariuccia e Antonella.

sabato 25 agosto 2012

Perchè Darwin aveva ragione


Disquisire di creazionismo ed evoluzionismo - fra svuotati vicoli di paese, con anziani homo sapiens sapiens, mentre si è intenti a finire di leggere Il più grande spettacolo della terra di Richard Dawkins - è quanto di più divertente mi potesse capitare in quest’afosa giornata di fine agosto.
Fra le varie ipotesi – addotte come verosimili dalle mie interlocutrici - sull’origine della terra e della specie homo, vi è una che, in particolare, ho ritenuto degna di essere divulgata, non tanto per la scientificità dell’enunciato quanto per l’immaginifica visione che se ne trae:

«si dice (quale essere sano di mente accrediterebbe questa tesi? ) che in quel tempo (quando?) uno scimmione prese una donna nella foresta e la portò in una grotta (che ci faceva l’unico esemplare femmina nella foresta? E, soprattutto, chi l’aveva creata?) e da quell’accoppiamento animalesco nacquero dei bambini e così via l’umanità! Gli esseri umani popolarono la terra e poi nacque Cristo. Dio generò tutto.».

(La traduzione del dialogo in dialetto roccafortese e le parentesi tonde sono mie).

Si può dire che questa teoria, alquanto fantasiosa, è frutto sì dell’ignoranza dei luoghi e delle condizioni contingenti antecedenti che non hanno permesso una buona e proficua scolarizzazione, ma soprattutto è frutto di quella commistione tra sapere popolare e cattolicesimo integralista a causa di cui caddero vittime molte generazioni di giovani sapiens sapiens.

Essere dei ferventi creazionisti è quanto ci viene insegnato sin dalla tenera età, poi, fortunatamente, alcuni scelgono consapevolmente di esserlo, altri invece se ne allontanano definitivamente a causa di un’altra teoria, più scientifica, più, a mio avviso, attendibile, che porta il nome di evoluzionismo.

Nel 1859 L’origine delle specie di Charles Darwin scosse le fondamenta del mondo. Darwin sapeva che la sua teoria avrebbe creato scompiglio, ma non avrebbe mai potuto immaginare che, un secolo e mezzo dopo, la controversia avrebbe continuato imperterrita ad infuriare. Darwin dedica al tema dell’evoluzione umana, nella sua opera più celebre, solo undici portentose parole: «Verrà fatta luce sull’origine dell’uomo e sulla sua storia».

L’evoluzione è considerata ormai un fatto dalla maggioranza degli scienziati autorevoli; anche teologi illuminati hanno ceduto alla teoria, eppure milioni di persone continuano a negarla, a non insegnarla nelle scuole, a non divulgarla o per ignoranza o per obbedienza a una religione, con risultati davvero inquietanti.

I creazionisti sono profondamente innamorati della documentazione fossile perché hanno imparato, fra loro, a ripetere che essa è piena di lacune, lanciando accuse e sfide al grido di: mostrateci gli stadi intermedi!

In realtà è già una fortuna avere dei fossili, e l’evoluzione sarebbe assolutamente certa, anche se non si fosse mai fossilizzato neanche un cadavere. Una vera smentita dell’evoluzione sarebbe, invece, scoprire anche solo un fossile nello strato geologico sbagliato. Ancora non è accaduto!

Fra tutte le superficiali critiche incentrate sull’anello mancante, le più stupide sono due. E noi risponderemo a entrambe. La prima è: «Se l’uomo è disceso dalle scimmie attraverso le rane e i pesci, perché la documentazione fossile non comprende le “ ranimmie”?».  La seconda è: Crederò all’evoluzione solo quando vedrò una scimmia partorire un bambino». Con quest’ultima dichiarazione si commette l’errore di pensare che i grandi cambiamenti evolutivi avvengano da un giorno all’altro.

Alla prima domanda Dawkins risponde che naturalmente le scimmie non discendono dalle rane. Le scimmie e le rane condividono un antenato che non somigliava né alle prime né alle seconde. Forse somigliavano un poco a delle salamandre di cui esistono i fossili.

Alla seconda domanda risponde affermando che gli esseri umani non discendono dalle scimmie. Abbiamo semplicemente un antenato in comune. L’antenato comune doveva somigliare più alle scimmie che a un uomo, e forse lo avremmo chiamato scimmia se lo avessimo conosciuto, circa 25 milioni di anni fa. Nessun animale dà origine all’improvviso ad una nuova specie. L’evoluzione è difatti un processo graduale.

Giunti a questo “stadio” nasce spontaneo affermare come sarebbe bello se i critici dell’evoluzione si disturbassero anche solo ad apprendere i minimi rudimenti della materia che criticano.

Basterebbe loro inserirsi seriamente nel dibattito ancora in corso, come lo stesso Dawkins ha auspicato. Egli con Il più grande spettacolo della terra fornisce loro un’esauriente panoramica delle prove scientifiche dell’evoluzionismo, prendendo in esame varie discipline, dalla chimica alla biologia, dall’embriologia alla paleontologia, conducendo il lettore lungo un affascinante itinerario di studi iniziato e aperto da Darwin.

Perché Darwin aveva ragione!


Richard Dawkins (Nairobi 1941), biologo evolutivo.
Il più grande spettacolo della terra / The Greatest Show on Earth
Arnoldo Mondadori editore, 399 pagine.
VOTO: 10/10

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