sabato 19 gennaio 2013

Hippolita. 2



Una porsche sfrecciava sulla strada.
-Dove stiamo andando?- chiese Hippolita al suo autista
-In un magazzino fuori città e là che si trova l’uomo che ti vuole uccidere- le spiegò Aires
-Cosa c’è nella valigia sul sedile posteriore?-  gli chiese ancora
-Il mio fucile… se per te vanno bene invece ho portato due pistole-
-Due pistole? E che me ne dovrei fare? Non ne so nemmeno usare una…-
-Non mi è sembrato affatto così…-
-Già…- Come aveva fatto a imparare così in fretta ad usare una pistola? Tutto quello che sapeva era togliere la sicura e mettere in proiettili. Non si era mai esercitata fino a quel giorno. Aveva paura dei manifestanti, ma sperava in cuor suo che non sarebbe mai dovuto arrivare il giorno in cui l’avrebbe dovuta usare. Invece era arrivato… e dentro di lei sentiva che le era piaciuto.
-Siamo arrivati… stai attenta ce ne potrebbero essere altri di quei cosi-
-Cosa sono?-
-Uomini meccanici senza anima-
-Come fai a sapere tutte queste cose?-
-Perché io e lui abbiamo lavorato insieme…-
Si fermò e gli puntò le pistole contro.
-Chi mi dice che tu non stai con lui? Che in realtà non è una trappola? Che tu eri là per salvarmi  e poi portarmi qua?-
L’uomo rimase girato di spalle, prese da una tasca un sigaro e lo accese.
-Te ne sarei preoccupare prima di arrivare qua, non credi? Ciò che voglio io, è la tua incolumità. Tu mi servi per potermi salvare dalla pena di morte. Non ricordi? Lo so. In questo momento la tua parte razionale sta prendendo il sopravvento. Non ti ho fatto chiamare la polizia, ti ho fatto diventare una sorta di giustiziere e mi hai seguito in questo posto isolato e dall’aspetto spettrale. E’ normale che il tuo cervello ti gridi che è una trappola. Fino ad ora però ti sei lasciata guidare dal tuo istinto. Continua a farlo.-
-Il mio istinto mi dice di non fidarmi di te-
-E fai bene… ti dice di spararmi?-
-No… vai tu avanti però-
-Con piacere, miss-
I due entrano nel magazzino senza trovare nessun ostacolo e poi si trovano davanti ad un uomo orribilmente deturpato nel volto, cieco da un occhio e zoppo.
-E’ lui l’uomo che mi vuole uccidere?- chiese
-Nessuno qua ti vuole uccidere- rispose l’uomo zoppo e deforme. Prese una cintura gialla e gliela lanciò. L’afferrò con naturalezza. Pensava che fosse pesante, ma non lo era davvero. Su di essa vi erano delle incisioni, dei disegni in rilievo. Delle donne che correvano nei boschi e armati d’arco. La testa iniziò a farle ancora più male. Le sembrava che quella cintura le ricordasse qualcosa.
-Ti appartiene- le disse lo zoppo
Si era vero. Era familiare. Le ricordava qualcosa. Felici e tristi ricordi? Iniziò a piangere. Perché? Perché quella cintura le era familiare? Perché ricordava cosa che non doveva ricordare? Puntò le due pistole contro i due uomini. La testa la faceva impazzire. Sembrava che stesse per esplodere.
-Che cosa mi state facendo?- chiese terrorizzata
-Consegnale le altre armi, fratello…- disse Aires allo zoppo
-Non chiamarmi così! Ti sei scopato mia moglie per anni! Se nostro padre non mi avesse fatto cadere dal monte e reso un essere mostruoso, ti avrei già ucciso con le mie mani!-
Tutto ciò era assurdo. Quei due erano pazzi e di sicuro l’avevano drogata. Lo zoppo le portò un’ascia bipenne, un arco antichissimo e un piccolo scudo a mezza luna. Quando li vide gli occhi si riempirono di lacrime. Non riuscì a trattenere il pianto. Che diavolo le stava succedendo?
-Probabilmente non sono l’uomo adatto per parlare di questo – esordì Aires –la filosofia non è il mio campo. Conosci però le filosofie di Pitagora e di Platone sull’anima? Tu dentro di te sai che cosa sei… ricorda! Ricorda la tua prima vita!-
In quel momento nel magazzino abbandonato iniziò a diffondersi del fumo nero.
-E’ arrivato!- esclamò allarmato lo zoppo che iniziò ad attivare tutti i suoi uomini meccanici –Scappate! Penserò io a fermarlo!-
Il fumo nero si solidificò dietro le spalle dello zoppo e divenne una figura antropomorfa.
-Tu non puoi fermarmi- disse l’essere appena comparso dal nulla –Non vi permetterò che la usiate contro il mio piano-
Aires abbracciò Hippolita che ancora piangeva e cercò di farla tornare in se.
-Dobbiamo scappare…-
-Troppo tardi- disse l’essere.
Il fumo entrato nel magazzino infatti si stava solidificando in altre figure. Esseri mostruosi e demoniaci.
-Stavolta non è un mio inganno per farti ricordare- le disse Aires –E’ meglio che ricordi chi sei al più presto altrimenti per tutti noi sarà la fine.
Nella mano di Aires apparve dal nulla una spada e gli uomini meccanici la circondarono per proteggerla. Lo zoppo prese un grosso martello da fabbro e cercò di colpire l’essere dalle sembianze umane. Era un albino dagli occhi completamente bianchi e nella mano destra teneva al guinzaglio un cane con tre teste.
-Può darsi che sei il più forte fra tutti noi… ma anche tu qua sei debole e puoi essere sconfitto- urlò Aires
-Hai ragione ed è per questo che avevo bisogno di un campione che vi uccidesse al mio posto-
-Perché non è qui? Non vuoi che la veda vero? Maledetto quando riuscirò a sconfiggerti, ballerò sul tuo cadavere!
Hippolita non capiva quello che stava succedendo. Aveva solo mal di testa e tanta voglia di piangere. Sentiva tanto dolore. Cadde sulle ginocchia e rimase in quella posizione.
-Accidenti!- protestò Aires –Dovremo cavarcela da soli-
Non molto lontano il barbone padre di Aires e a quanto pare anche dello zoppo ricevette la visita di un postino.
-Messaggero, che nuove porti?-
-Il Folle, dopo la morte di tua figlia e di tua moglie e alla ricerca degli altri membri della nostra grande famiglia. Ha fatto un patto con l’oscuro signore e credo che stia cercando proprio te-
-Tu sai in che cosa consiste il patto?- chiese il barbone
-Riporterà in vita la donna che ha amato più di tutte-
-Quindi è stato ingannato. In cambio di cosa?-
-Del potere per poter far tornare in vita la sua signora-
-E’ impossibile che ciò accada-
-Lui crede di aver un modo e se fosse vero…-
-Lo potrei usare anche io per riportare in vita la mia adorata figlia…-
Una lacrima attraversò il viso rugoso e sporco del barbone.
-E la tua signora?-
-Non mi importa di lei. Vai messaggero e fai il doppiogioco con l’oscuro signore. Entra tra le sue grazie. Sacrifica anche qualche dio. Se ciò che dice è vero, poi non avrà alcuna importanza.-

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