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Monte Olimpo.
Il monte più alto della Grecia. Un monte come tanti a prima
vista e così è infatti. Non sembra la dimora degli dei e non lo è… eppure
attraverso questo luogo si accede ad un altro piano dimensionale. La sede degli
dei. Due troni d’oro in fondo alla stanza sostenuta da tantissime colonne dello
stesso materia. Un tempo ci si sarebbero seduti sopra il re e la regina degli
dei. Zeus e Era. Entrambi però sono morti. Ora ci è seduto uno dei vecchi dei.
Ade. Uno dei responsabili del massacro. Fuori questa sede, posta in un luogo su
cui non interferiscono né le leggi della fisica né quelli spazio temporali vi è
un gruppo di individui. A prima vista sembrerebbero un gruppo di normali
escursionisti, ma non lo sono. Sono dei. La prima a passare è una donna sui
cinquanta anni che di professione fa la contadina, ma non appena oltrepassa la
soglia che divide il nostro mondo da questo luogo diventa Demetra, la dea della
terra e delle messi, sorella di Zeus e madre di Proserpina, moglie di Ade.
Gli dei hanno deciso di far passare prima lei affinché le
due divinità si chiarissero. Dovevano infatti trovare un compromesso per il
bene di tutti loro.
-Non dovresti essere seduto là…- tuonò la divinità
-Sono il dio più potente-
-Nessuno potrà mai essere potente quanto me! Io sono la
Terra stessa!-
-Dobbiamo cooperare per il bene di tutti…- cercò di venirle
incontro Ade
-E’ colpa tua se mia figlia non c’è più!- urlò straziata dal
dolore
-Colpa mia! E’ stata colpa tua! Tu l’hai convinta a stare di
più con te! Sapevi però che questo significava rompere il patto! L’hai portata
alla morte!-
-Tu l’hai sempre ingannata! L’hai rapita da me!-
-Non stava bene quando stava con te!- urlarono insieme le
due divinità, ma entrambi sapevano che mentivano
I due tacquero, poi fu la divinità della Terra a parlare.
-Lei vedeva qualcosa di buono in te… spero che ci sia
davvero…- e poi non disse altro
-La riporterò in vita…- fu la conclusione di Ade
Poco dopo entrarono una donna che faceva il pompiere, un
uomo che era un cantante e un’altra donna che era una guardia forestale. Estia,
Apollo e Artemide. Ares e Efesto erano gli ultimi a rimanere fuori e
aspettavano qualcuno. Lei arrivò in tutta la sua bellezza, anche se era troppo
coperta rispetto a come era abituata. Era una pornostar famosa quanto il
cantante. I due la salutarono e poi entrarono. La donna divenne ancora più
bella e il suo corpo si denudò, lasciando intravedere quasi tutto. Lei era
Afrodite la sposa di Efesto e l’amante di Ares. Era l’ultima? No, mancavano
ancora altri due. La divinità che faceva il meteorologo e quella che gestiva
uno strip club. Eolo e Dioniso. Gli dei olimpici erano tutti riuniti. Nessuno
di loro però aveva considerato di invitare un’altra dea e stranamente lei era
quella che se la prendeva più fra tutti loro se non veniva invitata. Si
trattava di Eris, la dea della discordia. Presto avrebbe fatto sapere agli
altri il suo disappunto.
-Possiamo iniziare?- chiese Dioniso ancora sbronzo
-No, manca il nostro messaggero… manca Ermes…- spiegò Ade
-Non lo hai sentito?- chiese Efesto –E’ morto… fra le mie
braccia…-
Nessuno di loro lo aveva sentito e si guardarono sorpresi nello scoprire la
morte di un altro loro compagno.
-Impossibile… il suo potere sarebbe confluito in me!-
-La sua natura lo rendeva diverso… forse non era collegato a
noi come lo siamo io e voi tutti- cercò di trovare una spiegazione Efesto.
-D’accordo…- lasciò perdere Ade – ci siamo riuniti in questo
luogo dopo secoli e secoli per un solo motivo. Eracle e Ippolita con la loro
esistenza ci minacciano tutti. Dobbiamo eliminarli prima che qualche altro dio
muoia!-
-Come possiamo fare?- chiese Afrodite
-Li affronteremo tutti insieme in uno scontro frontale!-
rispose Ares
-Cosi non manifesteremo a tutti la nostra presenza? Non
possiamo intervenire direttamente nelle faccende degli uomini, lo abbiamo
promesso dopo la guerra di Troia-
-Li porteremo qui e li affronteremo!- urlò Ares per nulla
rassegnato a combattere
-E vinceremo? La nostra vittoria è sicura? Non avete forse
voi dato a Ippolita la cintura che la rende invulnerabile?- chiese ironico
Apollo –No, ci serve un piano che aumenti le nostre possibilità di vittoria-
-Che piano?- chiese incuriosito Ade
-Peccato che Poseidone non è vivo… lui era un maestro nel
generare mostri… me ne occuperò io se per voi va bene…-
Nessun dio obiettò, nemmeno Ares che avrebbe voluto
risolvere la questione in maniera veloce e diretta.
Hippolita non faceva altro che correre. Non le importava
nulla. Il mondo esterno non esisteva. I passanti. Le auto che la sfioravano.
Stava per essere investita, ma riuscì a schivarla senza nemmeno farci caso. La
sua testa era tutta proiettata verso l’incontro con lui.
La prima volta che lo
vide era stato millenni fa. Lei era da un paio di anni la regina delle
amazzoni. Elenia non era stata d’accordo con la decisione della passata regina.
Voleva essere lei, sapeva di meritarlo, credeva di essere migliore di lei. Ippolita
non era sicura che non fosse così. La sua incoronazione aveva portato alla
rotture della loro amicizia. Elenia si era sempre più isolata dalla tribù e per
la maggior parte del tempo stava nel bosco. Un giorno tornò tutta eccitata.
-Ci sono dei guerrieri!
Andiamo ad ucciderli!-
-Prima è meglio che
scopriamo le loro intenzioni.-
-Non possiamo
abbassare la guardia con loro! Sono greci!- le urlò Elenia
-Andrò a parlare con
loro, voi preparatevi ad attaccare- istruì le altre Ippolita e poi si diresse
nel bosco.
Poco dopo si imbatté
in loro… si imbatté in lui. Lo copriva solo una pelliccia di leone, per il
resto era completamente nudo. I suoi muscoli sembravano scolpiti nel marmo. I
suoi occhi marroni erano ipnotici. I suoi lineamenti duri come i suoi muscoli.
Portava una clava appoggiata sulla spalla destra. Tutto di lui diceva solo una
cosa: potenza! Vide la sua cintura. Era quello che voleva e per cui era venuto
in quel posto. Capì che si trovava di fronte alla regina, anche i suoi compagni
lo capirono e stavano per attaccarla.
-Fermi!- urlò. La sua
voce era cavernosa. Gli altri si fermarono.
-Non vogliamo recare
del male né a te né alle tue compagne nascoste dietro gli alberi- continuò il
semidio – sono venuto per prendere quella cintura e ti chiedo come tuo servo di
concedermela-
La montagna umana che
aveva di fronte si mosse in avanti,
ma non l’attaccò bensì si inginocchiò con reverenza. Ippolita capì che non
aveva nulla da temere da quell’uomo e quindi lo invitò a venire nel villaggio.
Tutte le amazzoni dovevano scegliere un compagno con cui procreare e fino a
quel momento non lo aveva mai fatto. Il colosso greco però le apparve una buona
soluzione. Un figlio per la sua cintura. Questo era il patto che gli propose.
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