domenica 16 giugno 2013

Hippolita 7



7
Monte Olimpo.
Il monte più alto della Grecia. Un monte come tanti a prima vista e così è infatti. Non sembra la dimora degli dei e non lo è… eppure attraverso questo luogo si accede ad un altro piano dimensionale. La sede degli dei. Due troni d’oro in fondo alla stanza sostenuta da tantissime colonne dello stesso materia. Un tempo ci si sarebbero seduti sopra il re e la regina degli dei. Zeus e Era. Entrambi però sono morti. Ora ci è seduto uno dei vecchi dei. Ade. Uno dei responsabili del massacro. Fuori questa sede, posta in un luogo su cui non interferiscono né le leggi della fisica né quelli spazio temporali vi è un gruppo di individui. A prima vista sembrerebbero un gruppo di normali escursionisti, ma non lo sono. Sono dei. La prima a passare è una donna sui cinquanta anni che di professione fa la contadina, ma non appena oltrepassa la soglia che divide il nostro mondo da questo luogo diventa Demetra, la dea della terra e delle messi, sorella di Zeus e madre di Proserpina, moglie di Ade.
Gli dei hanno deciso di far passare prima lei affinché le due divinità si chiarissero. Dovevano infatti trovare un compromesso per il bene di tutti loro.

 
-Non dovresti essere seduto là…- tuonò la divinità
-Sono il dio più potente-
-Nessuno potrà mai essere potente quanto me! Io sono la Terra stessa!-
-Dobbiamo cooperare per il bene di tutti…- cercò di venirle incontro Ade
-E’ colpa tua se mia figlia non c’è più!- urlò straziata dal dolore
-Colpa mia! E’ stata colpa tua! Tu l’hai convinta a stare di più con te! Sapevi però che questo significava rompere il patto! L’hai portata alla morte!-
-Tu l’hai sempre ingannata! L’hai rapita da me!-
-Non stava bene quando stava con te!- urlarono insieme le due divinità, ma entrambi sapevano che mentivano
I due tacquero, poi fu la divinità della Terra a parlare.
-Lei vedeva qualcosa di buono in te… spero che ci sia davvero…- e poi non disse altro
-La riporterò in vita…- fu la conclusione di Ade
Poco dopo entrarono una donna che faceva il pompiere, un uomo che era un cantante e un’altra donna che era una guardia forestale. Estia, Apollo e Artemide. Ares e Efesto erano gli ultimi a rimanere fuori e aspettavano qualcuno. Lei arrivò in tutta la sua bellezza, anche se era troppo coperta rispetto a come era abituata. Era una pornostar famosa quanto il cantante. I due la salutarono e poi entrarono. La donna divenne ancora più bella e il suo corpo si denudò, lasciando intravedere quasi tutto. Lei era Afrodite la sposa di Efesto e l’amante di Ares. Era l’ultima? No, mancavano ancora altri due. La divinità che faceva il meteorologo e quella che gestiva uno strip club. Eolo e Dioniso. Gli dei olimpici erano tutti riuniti. Nessuno di loro però aveva considerato di invitare un’altra dea e stranamente lei era quella che se la prendeva più fra tutti loro se non veniva invitata. Si trattava di Eris, la dea della discordia. Presto avrebbe fatto sapere agli altri il suo disappunto.
-Possiamo iniziare?- chiese Dioniso ancora sbronzo
-No, manca il nostro messaggero… manca Ermes…- spiegò Ade
-Non lo hai sentito?- chiese Efesto –E’ morto… fra le mie braccia…-
Nessuno di loro lo aveva sentito  e si guardarono sorpresi nello scoprire la morte di un altro loro compagno.
-Impossibile… il suo potere sarebbe confluito in me!-
-La sua natura lo rendeva diverso… forse non era collegato a noi come lo siamo io e voi tutti- cercò di trovare una spiegazione Efesto.
-D’accordo…- lasciò perdere Ade – ci siamo riuniti in questo luogo dopo secoli e secoli per un solo motivo. Eracle e Ippolita con la loro esistenza ci minacciano tutti. Dobbiamo eliminarli prima che qualche altro dio muoia!-
-Come possiamo fare?- chiese Afrodite
-Li affronteremo tutti insieme in uno scontro frontale!- rispose Ares
-Cosi non manifesteremo a tutti la nostra presenza? Non possiamo intervenire direttamente nelle faccende degli uomini, lo abbiamo promesso dopo la guerra di Troia-
-Li porteremo qui e li affronteremo!- urlò Ares per nulla rassegnato a combattere
-E vinceremo? La nostra vittoria è sicura? Non avete forse voi dato a Ippolita la cintura che la rende invulnerabile?- chiese ironico Apollo –No, ci serve un piano che aumenti le nostre possibilità di vittoria-
-Che piano?- chiese incuriosito Ade
-Peccato che Poseidone non è vivo… lui era un maestro nel generare mostri… me ne occuperò io se per voi va bene…-
Nessun dio obiettò, nemmeno Ares che avrebbe voluto risolvere la questione in maniera veloce e diretta.

Hippolita non faceva altro che correre. Non le importava nulla. Il mondo esterno non esisteva. I passanti. Le auto che la sfioravano. Stava per essere investita, ma riuscì a schivarla senza nemmeno farci caso. La sua testa era tutta proiettata verso l’incontro con lui.
La prima volta che lo vide era stato millenni fa. Lei era da un paio di anni la regina delle amazzoni. Elenia non era stata d’accordo con la decisione della passata regina. Voleva essere lei, sapeva di meritarlo, credeva di essere migliore di lei. Ippolita non era sicura che non fosse così. La sua incoronazione aveva portato alla rotture della loro amicizia. Elenia si era sempre più isolata dalla tribù e per la maggior parte del tempo stava nel bosco. Un giorno tornò tutta eccitata.
-Ci sono dei guerrieri! Andiamo ad ucciderli!-
-Prima è meglio che scopriamo le loro intenzioni.-
-Non possiamo abbassare la guardia con loro! Sono greci!- le urlò Elenia
-Andrò a parlare con loro, voi preparatevi ad attaccare- istruì le altre Ippolita e poi si diresse nel bosco.
Poco dopo si imbatté in loro… si imbatté in lui. Lo copriva solo una pelliccia di leone, per il resto era completamente nudo. I suoi muscoli sembravano scolpiti nel marmo. I suoi occhi marroni erano ipnotici. I suoi lineamenti duri come i suoi muscoli. Portava una clava appoggiata sulla spalla destra. Tutto di lui diceva solo una cosa: potenza! Vide la sua cintura. Era quello che voleva e per cui era venuto in quel posto. Capì che si trovava di fronte alla regina, anche i suoi compagni lo capirono e stavano per attaccarla.
-Fermi!- urlò. La sua voce era cavernosa. Gli altri si fermarono.
-Non vogliamo recare del male né a te né alle tue compagne nascoste dietro gli alberi- continuò il semidio – sono venuto per prendere quella cintura e ti chiedo come tuo servo di concedermela-
La montagna umana che aveva di fronte si mosse in avanti, ma non l’attaccò bensì si inginocchiò con reverenza. Ippolita capì che non aveva nulla da temere da quell’uomo e quindi lo invitò a venire nel villaggio. Tutte le amazzoni dovevano scegliere un compagno con cui procreare e fino a quel momento non lo aveva mai fatto. Il colosso greco però le apparve una buona soluzione. Un figlio per la sua cintura. Questo era il patto che gli propose.

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