sabato 6 gennaio 2024

I Ruffo di Bagnara - Principi di Motta San Giovanni

 

Ci dice Saverio Verduci che nel corso del XVI secolo iniziò a manifestarsi interesse verso il feudo mottese da parte di nobili famiglie della borghesia mercantile messinese, attratte soprattutto dalla coltivazione del gelso. Nel 1561 il feudo fu acquistato dal messinese Giovanni Minutolo, poi nel 1565 fu venduto a Tommaso Marquett e nel 1576 fu acquistato dal nobile messinese Vincenzo Villadicane. Nel 1605 il feudo passò al messinese Mario Joppolo che lo perse solo dopo pochi mesi, a favore di Carlo Ruffo di Bagnara.


Lo Spanò Bolani ci informa che tra la fine del cinquecento e l’inizio del seicento il territorio di Motta San Giovanni è coinvolto nelle imprese del pirata messinese musulmano Scipione Cicala, infatti è qui che trova rifugio per poi tentare le sue sortite a Reggio.

Nel secondo volume nel 1648 torna San Niceto (o meglio San Noceto), considerato appunto un territorio di Reggio, ma che i Mottigiani se ne erano impadroniti e non intendevano restituirlo, ma furono costretti dopo l’intervento del Viceré. Il duca di Bagnara, Carlo Ruffo non voleva riconoscere il riacquisto ai Reggini di San Noceto e ordinò quindi ai Mottigiani di impedire l’ingresso,

A inizio del 1648 alcuni Mottigiani prendono a fucilate alcuni abitanti di Sasperato, che avevano delle terre a San Noceto. Dopo questo episodio Vincenzo Ruffo, fratello di Carlo, trovandosi a Reggio venne accredito, ma viene salvato grazie all’intervento anche dell’Arcivescovo Gaspare Creales. Per via della difesa del Ruffo, i Sansperatesi causano disordini in città, che alla fine vengono risolti.

I Ruffo di Bagnara oltre a Motta San Giovanni riusciranno anche ad ottenere il feudo di Amendolea e San Lorenzo. Un vastissimo feudo che però non ha continuità territoriale proprio perché a dividerlo ci sono i feudi di Montebello e Pentidattilo.

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