L’editoria “italiana”?
Oggi il mio sdegno non può che andare alla grande
editoria che si definisce italiana solo perché hanno le sedi in città d’Italia
e perché diffondono opere in lingua italiana. Quali libri però diffondono?
Quando non si tratta di autori già affermati, molti stranieri, pochi italiani,
riempiono gli scaffali delle librerie con autori americani di thriller o di
gialli. Le nostre librerie sono così piene di autori d’oltreoceano che la
nostra piccola letteratura, un tempo invidiata da molti, sembra sia stata
colonizzata da essa. Quello che mi ha fatto però ancora di più arrabbiare e per
cui sto scrivendo è la moda che da un paio d’anni hanno preso gli editori. Esce
un film tratto da un libro? Che abbia successo al botteghino o meno, esce il
libro dal quale è tratto e indovinate come? Con la copertina fatta dall’immagine
del film. Approfittano della pubblicità fatta dal film per poter incassare
tanti bei soldoni e allo stesso tempo risparmiare loro stessi sulla pubblicità.
Volete avere il libro dal quale è stato tratto il film? Io non lo comprerei,
perché già saprei la trama e quindi quale sorpresa avrei? In molti a quanto
pare però lo fanno. Lo leggeranno poi o lo lasceranno nei loro scaffali a casa
perché tanto sanno come va a finire oppure lo leggeranno per sapere quali sono
le differenze? A me non importa e nemmeno agli editori. Agli editori importa
che vendano libri e che lo facciano con pochi rischi. Comprare dei diritti per
il proprio paese di un autore straniero e pagare il traduttore deve essere più
facile di pagare un autore nostrano, poco conosciuto e su cui bisogno spendere
tanto per la promozione pubblicitaria. Il problema di fondo è questo. L’editoria
italiana non ha il coraggio probabilmente di rischiare così tanto. Così io che
entro in una libreria per trovare un autore esordiente italiano non so dove
sbattere la testa. La colpa però non è solo dell’editoria, ma anche di un
pubblico che si accontenta o che si lascia ingannare da questa mossa
commerciale legata ai film. Scommettiamo che i libri di John Carter andranno
subito in vetta alle varie classifiche nazionali?
giovedì 8 marzo 2012
martedì 6 marzo 2012
Torta mimosa
Ingredienti per 8-10 persone: Grado di difficoltà: Medio
Per il pan di Spagna: -250 g di farina -220g di zucchero -6 uova -1 bustina di lievito per dolci -1 bustina di vanillina -1 noce di burro -1 pizzico di sale
Per la farcitura: -600 g di crema pasticcera -1,5 litri di panna montata -1 bicchiere di gocce di cioccolato -mezzo bicchiere di alchermes -2 cucchiai di zucchero semolato
-2 cucchiai di zucchero a velo
Tempo di preparazione: 2 ore + 1 ora di riposo in frigo
Tempo di cottura: 35 minuti
Per la torta, montare gli albumi a neve aggiungendo un cucchiaio di acqua frizzante e un pizzico di sale; conservare in frigo.
Montare i tuorli con lo zucchero, un cucchiaio di acqua frizzante e un pizzico di sale; a seguire incorporare la vanillina e il lievito setacciati con la farina. Infine aggiungere a poco a poco gli albumi montati.
Imburrare e infarinare due teglie, una di 26-28 cm diametro e l'altro di 18-20 cm, versarvi il composto e infornare una teglia alla volta a 150 °C per circa mezz'ora.
Quando le due torte saranno fredde, dividere la più grande in 3 dischi e ridurre l'altra in grosse briciole. Spruzzare ogni strato con il liquore diluito con uno sciroppo ottenuto facendo sciogliere su fuoco basso 2 cucchiai di zucchero in poca acqua.
Per la chantilly, incorporare alla crema pasticcera un litro di panna montata e le scaglie di cioccolato. Dividere la crema in tre parti e distribuirla sui tre dischi ricomponendo la torta.
Alla fine rivestirla tutta con la panna rimasta, quindi coprire la superficie con le briciole di pan di Spagna. Spolverare con lo zucchero a velo e mettere in frigo per almeno un' ora prima di servire.
Per il pan di Spagna: -250 g di farina -220g di zucchero -6 uova -1 bustina di lievito per dolci -1 bustina di vanillina -1 noce di burro -1 pizzico di sale
Per la farcitura: -600 g di crema pasticcera -1,5 litri di panna montata -1 bicchiere di gocce di cioccolato -mezzo bicchiere di alchermes -2 cucchiai di zucchero semolato
-2 cucchiai di zucchero a velo
Tempo di preparazione: 2 ore + 1 ora di riposo in frigo
Tempo di cottura: 35 minuti
Per la torta, montare gli albumi a neve aggiungendo un cucchiaio di acqua frizzante e un pizzico di sale; conservare in frigo.
Montare i tuorli con lo zucchero, un cucchiaio di acqua frizzante e un pizzico di sale; a seguire incorporare la vanillina e il lievito setacciati con la farina. Infine aggiungere a poco a poco gli albumi montati.
Imburrare e infarinare due teglie, una di 26-28 cm diametro e l'altro di 18-20 cm, versarvi il composto e infornare una teglia alla volta a 150 °C per circa mezz'ora.
Quando le due torte saranno fredde, dividere la più grande in 3 dischi e ridurre l'altra in grosse briciole. Spruzzare ogni strato con il liquore diluito con uno sciroppo ottenuto facendo sciogliere su fuoco basso 2 cucchiai di zucchero in poca acqua.
Per la chantilly, incorporare alla crema pasticcera un litro di panna montata e le scaglie di cioccolato. Dividere la crema in tre parti e distribuirla sui tre dischi ricomponendo la torta.
Alla fine rivestirla tutta con la panna rimasta, quindi coprire la superficie con le briciole di pan di Spagna. Spolverare con lo zucchero a velo e mettere in frigo per almeno un' ora prima di servire.
Mal Ton e Bon Ton
IL galateo a tavola è il primo suggerimento per una cucina e una degustazione impeccabile. Il primo passo per approcciarci alla cultura del buon cucinare e del bel mangiare.
Divieti
- Sedersi a tavola prima della padrona di casa.
- Tenere il cellulare acceso.
- Rifarsi il trucco o i capelli.
- Appoggiare i gomiti sul tavolo.
- Giocherellare con i bicchieri o con le posate.
- Fare le palline di pane.
- Augurare Buon Appetito.
- Chiedere pane o gli stecchini.
- Servirsi da un piatto da portata con le posate personali.
- Iniziare a mangiare prima della padrona di casa.
- Mischiare vino ed acqua.
- Bere prima di aver pulito la bocca con un tovagliolo.
- Bere facendo rumore.
- Far rumore con le posate tra i denti.
- Fare dei bocconi troppo grandi.
- Mangiare con ingordigia.
- Masticare con la bocca aperta o facendo rumore.
- Fare la scarpetta.
- Usare gli stecchini.
Attenzione a...
- Prima di essere serviti o servirsi fare attenzione a togliere il tovagliolo dal piatto ed appoggiarlo sulle gambe.
- Servire o servirsi da bere da destra, evitando di far tendere la testa all'indietro e di bere tutto d'un colpo.
- Utilizzare le posate a partire da quelle più esterne.
- Quando si è finito di mangiare le posate vanno poggiate nel piatto alle quattro e venti o riposte sul poggiaposate se non è previsto il cambio.
- Il bicchiere a calice lo si regge dalla base del calice stesso o al massimo dallo stelo mantenendolo con due sole dita (indice e pollice).
- Nei brindisi in onore di qualcuno non è ammessa l'astensione. Gli astemi possono limitarsi a sfiorare il bicchiere con le labbra. I bicchieri non si toccano ed è da escludersi il "cin cin". Nei pranzi privati con un numero di commensali limitato si può rimanere seduti, mentre nei pranzi ufficiali ci si deve alzare.
- Ridere con discrezione evitando di emettere suoni acuti.
- Soffiare il naso con discrezione e senza fare troppo rumore, magari allontanandosi dalla tavola.
- I noccioli della frutta vanno raccolti in una mano chiusa per poi essere depositati nel piatto.
Preparazione della tavola
- La tavola deve essere apparecchiata con cura prima dell'arrivo degli ospiti.
- Ogni commesale dovrà avere il sottopiatto, il piatto piano e la fondina. Il sottopiatto dovrà rimanere per tutta la durata del pranzo o della cena.
- Le posate vanno predisposte nella seguente maniera: a destra del piatto vanno il coltello (con la lama rivolta verso l'interno) ed il cucchiaio, a sinistra le forchette (una o due a seconda delle portate), in alto le posate da dessert.
- I bicchieri devono essere disposti a destra del piatto sopra i coltelli. Si procede da sinistra verso destra per disporre quello più grande per l'acqua, poi quello medio per il vino rosso e quello piccolo per il vino bianco. Il bicchiere per lo spumante può essere messo sopra questi.
- Il tovagliolo deve essere piegato in maniera semplice, ad esempio formando un quadrato, per poi essere appoggiato sopra ai piatti.
- Al centro del tavolo, ma senza creare intralcio, può essere disposto un cetrotavola.
- Il sale, il pepe, l'olio e l'aceto vengono portati a tavola solo su richiesta dei commensali.
Assegnazione dei posti
- Se il numero di persone è limitato è possibile un'assegnazione dei posti casuale, altrimenti si devono utilizzare dei segnaposto.
- L'ospite più anziano e di maggior riguardo dovrà sedere alla destra della padrona di casa ed il secondo ospite d'onore alla sua sinistra. Il padrone di casa avrà a destra l'invitata di maggior riguardo e a sinistra la seconda.
- I posti tra uomini e donne devono essere disposti in maniera alternata.
Servire in tavola
- I piatti da portata devono essere serviti da sinistra iniziando dalla persona seduta alla destra della padrona di tavola.
- Si servono prima le signore poi i signori.
- Il vino deve essere servito solo dopo il primo antipasto.
- Le portate vanno servite due volte, e ogni commensale viene servito in maniera contenuta.
- I piatti devono essere sostituiti ad ogni cambio di portata.
- Il pane deve essere riposto nell'apposito piattino.
- La padrona di casa deve fare attenzione che non manchi il pane o l'acqua.
- Il padrone di casa deve dare consiglio sul vino e facendo attenzione che non manchi.
- Prima di servire il dessert vanno tolti tutti i bicchieri e le posate inutili.
- I liquori devono essere serviti dal padrone di casa mentre la padrona di casa serve i dolci.
Il libro della vita e della morte
Il libro della vita e della morte
di Deborah Harkness
Se siete stanchi dei
vampiri innamorati (Twilight) o dei maghi orfani, figli di altrettanti
maghi potenti uccisi violentemente (Harry Potter), potete
tranquillamente lasciar perdere questo libro. Non vi sono grandi novità,
una però è il fatto che i protagonisti sono adulti e l’ambientazione è
il mondo adulto. Lei, Diana Bishop, come l’autrice del libro è una
storica, che dopo la morte dei suoi genitori, avvenuta quando lei aveva
sette anni, ha deciso di scappare dalla magia, invano visto che è la
magia a trovarla. Infatti durante una sua ricerca si imbatte in un libro
magico dato perso da secoli. Dopo averlo ottenuto, però lo restituisce
ignorandolo e poi né lei né nessun altro riescono più a ritrovarlo. Lui,
Matthew Clairmont, è un vampiro ma anche uno scienziato e se non basta è
anche gran maestro dell’ordine dei cavalieri di San Lazzaro di Betania.
Vuole il libro magico che spiegherebbe l’esistenza delle quattro razze
che abitano la Terra (streghe e stregoni, umani, vampiri, demoni) e che
potrebbe evitare l’estinzione delle creatura soprannaturali. Non solo
lui vuole il libro, ma anche la Congregazione, un’antica istituzione che
regola i rapporti tra le tre specie soprannaturali e che impedisce alle
tre di mischiarsi tra loro perché altrimenti sarebbero troppo
appariscenti nei confronti degli umani. Oltre al libro, la congregazione
vuole anche la potente magia che c’è dentro Diana. I due protagonisti,
superando i pregiudizi tra le loro due razze, diventano prima amici e
poi lentamente si innamorano autorizzando così la Congregazione ad
intervenire contro di loro. Matthew per mettere al sicuro Diana la porta
via dall’Inghilterra in un viaggio che sa tanto di Ti presento i miei.
Prima Matthew la porta nel suo castello in Francia e le presenta la sua
famiglia composta dalla governante e dalla madre, poi, dopo il rapimento
e la tortura subita da Diana da parte di una strega, la porta a casa di
lei in America e conosce la zia Sarah e la sua amante Emily. Anche qui
però una vampiro, membro della congregazione, li attacca e
incredibilmente è Diana a salvare il vampiro, non dimostrandosi affatto
una damigella in pericolo. Dopo questo attacco, i due arrivano ad una
decisione. Non sono sicuri da nessuna parte in questo tempo e quindi
approfittando di un potere di Diana decidono di fare un viaggio nel
tempo nell’età elisabettiana. Il libro si conclude con un finale aperto e
quindi con molta probabilità ci sarà un sequel che svelerà alcuni
segreti non risolti.
Interessante o meno
può essere l’utilizzo durante la storia della teoria evolutiva di Darwin
e della genetica per spiegare il mondo soprannaturale.
Le creature
soprannaturali in realtà sono uomini con alcune caratteristiche
particolari: le streghe dominano gli elementi; i vampiri vivono a lungo e
hanno istinti animali e sono creature a sangue freddo; i demoni sono
umani super intelligenti o folli.
La lettura è
piacevole, i personaggi sono caratterizzati bene anche quelli secondari,
probabilmente il punto debole è la troppa lentezza della trama. Per 750
pagine accade veramente poco.
Voto 6.5/10
giovedì 23 febbraio 2012
22/11/63
22/11/63
Scrivere una recensione su un libro considerato già da molti un
capolavoro o giudicare il lavoro di uno
scrittore la cui bravura è già
stata avallata fa molti, potrebbe sempre un’inutile sforzo di scrittura per me
e una perdita di tempo per voi che leggete. Questo è vero, non perdete tempo e
andate a comprare e leggere questo libro. Questa recensione però mi servirà
solo per mostrarvi le emozioni che mi ha suscitato il Re. Uno dei maestri della
narrativa dei nostri tempi parte da un presupposto ormai banalizzato: “Cosa
fareste se poteste tornare nel passato e cambiarlo?” Per molti americani la
risposta è semplice, salverebbero il loro presidente più amato, JFK. Stephen
King si butta quindi sulla politica e parla di un mondo bellissimo grazie a
JFK? No! Utilizza le tesi di tutti i maniaci dei complotti del mondo sul
delitto a Dallas? No! Per lui il colpevole è quello che lo è per la storia.
Utilizza il viaggio nel tempo per poter farci leggere degli anni Sessanta dell’America.
Le parole dello Scrittore ci riportano in quella epoca, ci fanno vedere le
immagini, sentire i rumori e anche gli odori. Noi siamo catapultati insieme al
protagonista nei meravigliosi anni Sessanta. Riguardo al viaggio del tempo ci
sono due presupposti che evidenzia più e più volte nel libro: ad ogni viaggio
nel passato tutto ricomincia dal primo ottobre, cioè se nel primo viaggio hai
salvato una bambina dalla morte e nel secondo ci stai solo per un minuto e non
hai il tempo di farlo al ritorno nel futuro la bambina sarà morta; il passato
non vuole essere cambiato, cioè nel tentativo di farlo ti può capitare ogni
cosa, dallo scoppio di una gomma all’essere pestato da un allibratore. Il
protagonista intraprende la sua missione con molti dubbi, ma prima di potersi
concentrare su essa ne deve affrontare altre due: salvare una famiglia dal
padre e una bambina che altrimenti verrà paralizzata alla schiena per sbaglio
da un cacciatore. Nelle prime due missioni, King ci mostra tutta la sua abilità
nel creare suspense. Pur sapendo che tutto finirà liscio e che riuscirà ad
arrivare incolume alla sua vera missione, più volte ho dubitato e mi sono
chiesto: “Che cosa farà succedere? Come risolverà il problema?” Mi sentivo
legato al protagonista, partecipavo completamente alla sua avventura. Superate
le due missioni secondarie, Jake deve affrontare quella principale, ma prima si
trasferisce per un periodo in una tranquilla cittadina americana. Dallas lo
angosciava troppo. E’ questa seconda me la parte più riuscita nel libro, dove
si vede che lo scrittore è un conoscitore degli animi umani. Crea dei
protagonisti che escono dalla pagina per quanto sono tridimensionali. King anche
se è considerato il re dell’horror,
riesce a mettere su una meravigliosa storia d’amore. Il protagonista e
la sua amata affronteranno grandi prove, poiché il passato è contro di loro,
tra cui il fatto che lei verrà sfregiata dal marito. Insieme i due supereranno
gli ostacoli che il passato mette sul loro percorso per la mia gioia, visto che
sono un’irrimediabile romantico. Insieme giungono al giorno dell’attentato e
insieme affrontano il passato che si fa molto più minaccioso. Più è grande il
cambiamento che si tenta di compiere, più saranno grandi le sfortune che il
passato ti farà succedere. Insieme però riescono a cambiare il destino di JFK,
ma tutto ciò ha un prezzo. La vita di lei. Il protagonista decide di tornare
nel futuro e ricominciare tutto da capo: salverà lei e il presidente. Il futuro
però non è come se lo aspettava. Il mondo è sull’orlo della fine ed è tutta
colpa sua che ha salvato la vita al presidente. Torna nel passato per azzerare
ogni sua azione e per salvare solo la sua donna. Capisce però che ogni sua
azione può alterare e distruggere il mondo. Il passato non vuole essere
cambiato, perché non può essere cambiato affinché ci sia un futuro. In un motel
non fa altro che pensare a cosa fare. Vivere con lei sarebbe così grave per il
futuro? Ci sarebbe davvero il destino del mondo in gioco? Deve scegliere tra il
mondo e l’amore? Crede di si e sceglie tra le due cose. Leggete e scoprite se
la sua scelta vi piacerà… Se c’è da trovare un neo in questo libro è il
protagonista troppo perfetto, troppo intelligente, troppo buono. Siete arrivati
fino a questo punto? Accidenti…non perdete ulteriore tempo e andate a leggere
il libro.
Voto 9/10
sabato 18 febbraio 2012
Sed quis custodiet ipsos custodet?
Sed
quis custodiet ipsos custodet? (Ma chi
controllerà I guardian?)
Tra la notte di Sabato 11
Febbraio e Domenica 12 Febbraio all’uscita da una discoteca di Pizzoli, una
giovane studentessa laziale dopo essersi divertita, come è giusto che sia alla
sua età, ha iniziato a vivere un incubo. Sul suo corpo, ma ancora di più sulla
sua anima sono stati incise cicatrici che il tempo potrà rendere meno evidenti,
ma che mai potrà cancellare. Quattro giovani l’hanno avvicinata, tra di loro
anche una donna, l’hanno aggredita e le hanno usato violenza. Dopo aver finito,
ciò che probabilmente per loro era solo un divertimento, l’hanno lasciata
atterra svenuta nella fredda neve, seminuda e in una pozza di sangue per le
gravi ferite nelle zone genitali. Uno stupro quindi. Un normale stupro, che per
quanto aberrante possa essere, non ha nulla di speciale. C’è però un particolare. I quattro giovani
sono stati fermati e a parte la ragazza, tre di loro sono militari, appartenenti al 33esimo reggimento
artiglieria Acqui. Ecco la notizia. Persone che
hanno giurato di proteggerci si rivoltano contro di noi, abusano di noi e usano
la forza contro di noi. Per il ruolo che hanno gli sono stati dati poteri
eccezionali e si sa che più grande è il potere e più grande sarà la corruzione.
Credevano di essere sopra la legge? Di poter agire senza che nessuno li potesse
fermare? Probabilmente si. Sono stati fermati e portati in caserma e dopo
essere stati ascoltati come persone informati dei fatti, sono stati rilasciati.
Aspettate a gridare allo scandalo. Per il momento gli investigatori stanno
indagando e soprattutto stanno valutando le prove scientifiche raccolte. Non
iniziate fin da subito a mettere in dubbio la giustizia italiana, comunque
anche se dovessero in seguito essere riconosciuti colpevoli e arrestati, non
iniziate nemmeno a credere che la giustizia punisca tutti. In fondo questi
militari sono solo pesci piccoli, sono infatti militari in ferma breve. Molte
altre persone che dovevano proteggerci sono stati accusati e dichiarati
colpevoli di crimini ben più gravi eppure la mannaia della giustizia su di loro
non è mai calata. E allora chi controllerà i guardiani? Chi ci proteggerà da
loro?
sabato 4 febbraio 2012
La signora di Ellis Island
La signora di Ellis Island
Fare la
recensione di questo libro per me è molto difficile. Non mi reputo degno di
parlare di un libro che mi ha colpito e che reputo uno dei pochi capolavori
della letteratura italiana. Qualcuno si chiederà: davvero questo libro è così
bello? Vi posso solo dire una cosa. Per me lo è. Quando l’ho letto ho pensato
immediatamente all’Iliade e all’Odissea. Questi due capolavori infatti oltre ad
essere pieni di gesta eroiche, parlano di un Popolo. Questo libro allo stesso
modo parla di un Popolo, il Popolo Calabrese. Ecco perché vi dico che per me lo
è. Chi è il nostro Omero? Uno sconosciuto, un ingegnere di sessanta anni, Mimmo
Gangemi, che per anni ha mandato i suoi scritti alle più svariate casi editrici
fin quando ormai “vecchio” è stato scoperto Giancarlo De Cataldo. Il nostro
narratore usa un linguaggio che tocca punti altissimi e allo stesso tempo
abbastanza bassi, ma mai troppo volgari, che può essere ironico e drammatico
nella stessa pagina. Il libro è diviso in due parti, il protagonista principale
è un uomo Giuseppe, figlio maggiore di una famiglia contadina. Nella prima
parte del libro è costretto a partire in America perché deve potersi elevare un
po’ per poter sposare Assunta, visto che la famiglia di lei si consideravano
troppo per lui. Insieme a lui partono tanti amici tra cui Antoni, che invece
non vuole più tornare in Calabria, vuole vivere in America e allontanarsi dalla
gente che lo conoscono e conoscono la sua vergogna, le corna della madre e
delle sorelle. Appena arrivato alla Merica, Giuseppe non si sente bene. Non
sapendo di essere allergico, ha mangiato delle fave e non si regge in piedi.
Non riesce a passare la visita di controllo e viene messo in isolamento in
attesa di essere rispedito a casa. Mentre è colto dalla disperazione, gli
appare una signora vestita di azzurro e con un bimbo in braccio, che lo aiuta
ad uscire dall’isolamento e lo porta fuori dalla zona di controllo, dove gli amici
stupiti lo riabbracciano. Per lui quella signora vestita di azzurro è la
Madonna del Carmine. Giuseppe così può iniziare a vivere in America e insieme a
Antoni fanno dallo zio Rosario che lavora in una miniera. Anche Giuseppe inizia
a lavorare in miniera e a guadagnare i soldi per poter ritornare in Calabria e
potersi comprare un podere. Assunta invece è persa. La famiglia l’ha fatta
sposare con un altro. Durante il suo soggiorno in America, apprendendo la vita
faticosa e discriminata degli italiani emmigrati, conosce due persone, uno è
Ehitù, un ragazzo orfano che diventa suo fratello minore, l’altra è Sara. Ehitù
è il protagonista di alcune delle scene più toccanti e tristi di tutto il
libro. Sara potrebbe essere colei che cambia i piani di Giuseppe facendolo rimanere in America. Così non
avviene perché il padre di lei Turuzzo si oppone. Guadagnati i soldi necessari,
ritorna in Calabria. Prima di partire però a Novaiorca intravede una donna che
le sembra familiare. Un suo amico rivelerà allo zio Rosario che si tratta di
una donna che se la intende con un capo dei gendarmi di guardia a Ellis Island e
che quando può lascia passare qualche paesano. Giuseppe stava parlando con un
altro e non ascolta altrimenti anche lui avrebbe capito che era stata lei a
salvarlo quel giorno. Il mistero è svelato, ma Giuseppe non lo so e mai lo saprà.
Nel suo paese si sposa con Anna Maria, una
ragazza che apparteneva ad una famiglia nobile decaduta. Mentre si costruisce
la sua famiglia arriva la Grande Guerra e Giuseppe è chiamato alle armi.
Sfuggito alla morte, a casa lo attende la tragedia più grande che gli potesse
capitare: la morte della sua primogenita Antonia per via della spagnola. Questa
tragedia lo incattivisce con i figli rimasti soprattutto con Saverio, anche lui
ammalato di spagnola ma sopravvissuto, e lo fa allontanare dalla sua fede che
fino a quel momento era salda. Pian piano però supera la tragedia e anche la
fede ritorna e con lui il desiderio di avere un figlio prete. Il libro a questo
punto passa a parlare di altri due protagonisti Saverio e Ciccio. Uno nella sua
vita fuori dal paese e nel mondo, tra Roma, Bengasi e come prigioniero in
Australia e Inghilterra, l’altro mentre diventa prete e affronta i dubbi
riguardo a questa scelta. Saverio dopo un lungo viaggio di formazione, torna al
paese e lì capisce che quella è la sua casa. “Sapeva che gli affetti li avevano
riaffondato lì le radici, frantumando l’idea che, dopo tanto girovagare, non si
sarebbe più adattato. Era il punto d’approdo, quel disordinati ammasso di case
a cavalcioni sul dorso della collina, con i muri di nuda pietra che si ergevano
a scorticare la natura, con la distesa grigia di ulivi e i fianchi del monte
vestiti di fitta brughiera e d’inverno imbiancati da una nebbia che scendeva a
sfumare in dissolvenza ogni cosa. Gli era persino voglia di sentir soffiare il
levante tanto odiato dal padre: conteneva il fiato di tutti e le parole che
furono, e che a lui erano mancate. Era un mondo di miseria, certo, con nulla
delle luci di Bengasi, del senso di pace che trasmetteva Lekemti, delle verdi
campagne dell’Essex. Ma si appartenevano l’un l’altro, era l’unico posto dove
fermare il suo tempo, perché lì dimoravano i suoi morti, che incatenavano più
dei vivi, lì lo inchiodavano il marchio di troppi ricordi, lì si sentiva a
casa.”
Voto 10/10
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