lunedì 30 gennaio 2023

Hunters II - La Recensione

 Hunters II


E' stata da poco diffusa su primevideo la seconda stagione della serie TV - Hunters. Nella prima stagione i personaggi, i cacciatori di nazisti, si muovevano in un contesto verosimile. Molti ufficiali nazisti finita la guerra si erano dati alla macchia e grazie all'aiuto di governi collaborazionisti hanno potuto vivere la loro vita senza rispondere dei crimini che avevano commesso. L'idea della seria era appunto che ci fossero delle persone normali a cui questa cosa non fosse andata bene e che fossero diventati dei giustizieri. Nella prima stagione i Cacciatori si muovono in clandestinità e allo stesso modo agiscono i nazisti. La nostra Storia non viene toccata da questa vicenda. Ci muoviamo appunto nell'ambito del verosimile. Però con il finire della prima stagione qualcosa cambia, spunta un personaggio storico che sarebbe dovuto essere morto nella nostra Storia. Siamo ancora nel verosimile? Si, se il popolo, se le persone comuni non scoprono della sua esistenza. David Weil, creatore della serie, quindi si vuole ancora muovere nel verosimile? 

sabato 21 gennaio 2023

Giù dal water

 

Entrò barcollando nel bagno. Fu una grande impresa, visto che la stanza non aveva alcuna voglia di stare ferma, ma gli continuava a vorticare intorno. Arrivò appena in tempo al water, la tavoletta era come al solito già alzata per fortunata. Si inginocchiò come davanti a un sacro altare e appena in tempo fece uscire dalla bocca il suo vomito che odorava di alcool. Aveva veramente bevuto tanto quella sera. Non ricordava nemmeno il perché e che diavolo aveva fatto prima di arrivare a casa sua. Questa era casa sua? Si chiese, mentre tirava lo sciacquone. Cadde all’indietro e atterrò con il deretano sul pavimento. Era veramente sfinito, ma gli effetti dell’alcool non se ne volevano andare. Cazzo esclamò, quando sul bordo del water vide un enorme ratto che lo guardava con i suoi occhi iniettati di sangue. 

sabato 16 marzo 2019

Calabria zombie: Estate

Salve,
È da tanto che il blog è fermo e che non mi faccio sentire.
Cercherò di rimediare. Per ora ho rotto il mio silenzio solo per informarvi che ho pubblicato un ebook su Amazon.
Se vi fa piacere potete andare a questo link https://www.amazon.it/Calabria-zombie-Cosimo-Francesco-Crea-ebook/dp/B07MFFS5ND e comprarlo. Se vi va anche fatemi sapere che ne pensate.

sabato 12 novembre 2016

Umani

Esseri che non posso vivere liberi,
che per perpetrare la schiavitù
trovano sempre un modo.
Ora le catene sono invisibili,
più infide di quelle del passato,
meno pesanti da portare,
quasi impercettibili,
ma son sempre catene.
Lavoriamo per consumare,
per comprare l'ultima auto,
l'ultimo cellulare, il vestito
alla moda, per conformarci,
per distinguerci siamo tutti uguali,
conformisti e anticonformisti.
Catene che non si possono spezzare,
incise nel nostro dna.
La nostra mente ne sente la presenza,
ne è infastidita, ma riusciamo ad ingannarci.
Creiamo sogni da seguire,
interessi da praticare,
lo sport, il cinema, la musica, la tecnologia,
l'alcool, la droga.
Un'illusione piacevole, che ci fa sorridere,
che ci fa pensare di essere felici,
che cela la scomoda verità.
Però nel buio della nostra camera,
nel silenzio più assordante,
prima di assopirsi,
il sentimento dell'angoscia

si fa pressante e i polsi prudono.

venerdì 26 febbraio 2016

Vergognarsi di essere italiani...

Vergognarsi di essere italiani…

Non sono uno di quegli italiani che ad ogni occasione parla male del proprio paese e stato. Sono convinto che la nostra Italia abbia molte qualità, oltre agli ovvi difetti che in ogni occasione si palesano. Quale paese però non ha criticità? Ognuno ha i propri problemi da affrontare, ma abbiamo anche grandi qualità e momenti di cui essere orgogliosi. Non ho mai provato vergogna a essere italiano, mai fino a quando la legge Cirinnà è approdata al Senato. Lì ho capito che facciamo ancora fatica a definirci un paese civile e soprattutto laico.

domenica 12 aprile 2015

Su crocifissi, immigrati e cristiani.

Domenica di Pasqua durante una riunione di famiglia mi è capitato di trattare con un mio parente alcuni temi che riguardano la nostra religione e gli altri. Non si poteva partire che dall'immancabile crocifisso che si vuole togliere dalle aule delle scuole pubbliche. Il mio parente sosteneva che non andasse tolto, soprattutto non per una forma di rispetto nei loro (con loro intendeva i musulmani) confronti. Se noi andassimo nei loro paesi, ha continuato, di sicuro non saremmo rispettati alla stessa maniera. Io invece sono a favore di togliere il crocifisso, perché le scuole pubbliche sono luoghi laici e non dovrebbe esserci nessun riferimento ad alcuna religione, nemmeno a quella praticata dalla maggioranza di fedeli presenti in quel paese che si definisce laico. Per fortuna nel nostro paese esistono anche le scuole paritarie, quindi se uno vuol vedere il crocifisso nelle aule, può decidere di iscrivere il figlio in una di esse. Mi sono definito laico nel pubblico e cattolico nel privato, perché pratico la mia confessione senza imporla agli altri, si che siano atei, musulmani, buddisti ecc. Lui invece sostiene che dovremmo essere sempre cristiani e che facendo così stiamo perdendo la nostra identità e presto loro ci porteranno alla rovina. A questo punto interviene a suo favore, un'altra mia parente. Il crocifisso ci deve essere perché così prima di un esame posso cercare consolazione in lui. A parte che uno può trovare conforto nella suo dio senza bisogno di un'immagine, ma se la sua fede necessita di un oggetto può sempre portarsi una collanina con un crocifisso e con una mano tenerla stretta. A questo punto il discorso non poteva scivolare che sugli immigrati. Il mio parente sosteneva che ci hanno rovinato e che il lavoro non c'è per colpa loro. Gli ho chiesto quale era la sua soluzione: mettere delle navi nel Mediterraneo e sparare agli immigrati sui barconi?
La risposta hitleriana è stata si. Ho sentito un brivido lungo la schiena, perché forse non si rendeva conto della gravità della sua risposta. In questa settimana ho pensato al fatto che lui dice che dobbiamo essere cristiani totalmente e che dovremmo sparare agli immigrati. Probabilmente il mio parente pur essendo cattolico, non ha mai aperto il Vangelo o non ha mai ascoltato il prete durante una predica. Gesù ha detto: Ama il prossimo tuo come te stesso. Non sparargli. Infine c'è un bellissimo passo del Vangelo di Matteo:

Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».


Gli immigrati sono forestieri e noi li dobbiamo ospitare perché riconosciamo in loro Gesù. In aula non c'è bisogno di un crocifisso, perché ci voltiamo verso il nostro compagno di classe sia esso rom, musulmano o nero e vediamo Gesù. Non si tratta di buonismo, ma della nostra identità, della nostra vera identità. Se ci aggrappiamo ad un segno esteriore come un crocifisso per considerarci cristiani e non agli insegnamenti di Gesù, non siamo dei veri cristiani, ma siamo farisei, sepolcri imbiancati.

venerdì 6 febbraio 2015

Era nelle mani la sua inadeguatezza



Vidi mia madre guardarlo in modo sospettoso. E’ una persona sospettosa, mia madre. E’ sospettosa specialmente di due cose: gli uomini strani e le uova bollite. Quando apre un uovo bollito ci scruta dentro come se si aspettasse di trovare un topo o qualcos’altro. Con gli uomini strani ha una regola d’oro che dice: "Più gradevole sembra essere un uomo, più devi essere sospettosa. Quell’omino era particolarmente gradevole. Era educato. Parlava bene. Era ben vestito. Era un vero gentleman. Sapevo che era un gentleman per le sue scarpe. "Puoi sempre dipingere un uomo dalle scarpe che indossa" era un altro dei detti preferiti di mia madre. E quest’uomo aveva delle meravigliose  scarpe marroni…
I suoi modi erano fini e delicati. Il suo viso rugoso e vecchio mostrava le pieghe della sua decadenza fisica. In bocca mordeva sempre un sigaro; l’effluvio acre impregnava i suoi polpastrelli affusolati e ne rivelava la mordace consumazione. E quelle mani abili e morbide avevano delle movenze maliardiche, incantatrici. Era nelle mani la sua inadeguatezza. Mia madre ne convenne subitamente e ne rimase turbata. Vidi i suoi occhi lampeggiare e il sole tramontare dietro di lei. La finestra si spalancò, il vento la seguiva. Nella stanza scese il gelo. Il silenzio fu scalfito dalla follia delle sue chimere. In un attimo cambiò il volto di ogni cosa. 
In un giorno che potrei definire anonimo e banale, fra il tepore di un sole che andava a morire, in un luogo che tutt'oggi mi rimane indefinito, perché poco lo contemplai, conobbi  quell’uomo a lei conosciuto. Quelle sue mani un tempo l’avevano cinta, ne sentiva la forza e la consistenza. Conosceva quel sospetto. Mia madre non era una donna comune: nascondeva segreti inaccessibili anche per noi figli. Era stata una donna e chissà quante altre. Da uno scritto sgualcito, anni or sono, venni a scoprire per caso che mia madre era stata abbandonata all’età di tre anni in uno squallido orfanotrofio in Russia. Ancor più sconvolgente divenne una scoperta inaspettata e incomprensibile: mia madre era una Spia del KGB. Me lo confessò  una mattina di tanti anni fa, mentre facevo colazione, mentre lei beveva il suo caffè verde ed io annegavo i miei dubbi,  costringendomi ad una dolorosa verità. Mia madre mi colpiva intimamente, con verità spiazzanti, nelle ore belle e dolci quando il sole esplodeva di vita.  Seppi più avanti che uccise spietatamente degli uomini.
Tuttavia capii che quella donna, seppure mi fosse madre fino alle viscere, mi sarebbe rimasta per sempre sconosciuta. E adesso che nei suoi occhi scorgo il turbamento, capisco che di quell’uomo ha paura. Entrambi erano lì per lo stesso sporco scopo. Gli assassini hanno un fiuto particolare per riconoscersi. Io accompagnai mia madre perché fu lei a chiedermelo, avrei dovuto sospettare che volesse rovinarmi la giornata.
 Mia Madre, davanti a me, tirò fuori la sua pistola guardandomi con uno sguardo che mai le rividi più, sparò. Il vecchio uomo cadde accasciandosi a terra. Le sue scarpe s’imputridirono di sangue. Dalla sua giacca la polizia ricavò la carta d’identità, Andrea Siriani, servizi segreti Americani; era anche lui una Spia. Mia madre fu arrestata; non si oppose. Ogni tanto le faccio visita. Non parlammo più di quanto accadde quel pomeriggio. Soltanto adesso capisco la paura e l’infelicità provata nel conoscere e nell’uccidere suo padre. Si dice fosse il suo ultimo incarico nel KGB.
 
Maria Valentina Attinà
 
 
QUESTO RACCONTO APPARTIENE  ESCLUSIVAMENTE AL BLOG RITORNO AL FUTURO. VIETATA LA PUBBLICAZIONE ALTROVE.
 

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