sabato 7 aprile 2012
Non siamo nate per figliare
Amo così tanto i miei futuri figli che spesso rifletto se sia giusto metterli al mondo, o " gettarli nel mondo" come dice il mio caro filosofo J.P. Sartre. Li amo così tanto che a volte penso di non volerli; penso che sia meglio il non essere e il non esistere l'unica condizione a loro favorevole. Altre volte mi capita di pensare di volerli, di immaginarli e sentirli nel mio futuro. Sia per un caso o per l'altro ciò che mi muove è la responsabilità. Non escludo, dunque, che sia fortemente responsabile anche quella donna che alla domanda perché non vuoi un figlio, risponde compiaciuta e diretta : perché no! E' responsabilissima a mio avviso, quanto me che sono confusa e combattuta, quanto quell'altra donna che decide di averne, o quell'altra che abortisce, o quella che lotta fino allo stregua delle forze per realizzare il sogno di diventare madre. E' soprattutto una questione di donne.
Non è scontato essere madri o desiderare di esserlo; non è scontato ritrovarsi dentro di sé qualcuno che, pur essendosi nutrito con te e da te, è altro da te.
E' difficile dire concretamente: Io non voglio figli! E'difficile perché dirlo implica delle domande, delle spiegazioni proprie e altrui con cui fare i conti. Domande che non sorgono se questi figli li vuoi. Ci dicono: non può essere, non è normale non volerne. Tutte le donne vorrebbero essere madri, portare orgogliose un pancione ingombrante, partorire, pulire cacche e cambiare pannolini, giocare, avere dei figli. Tutte!
Se questo non capita, eccole lì, le donne molto più degli uomini, a infilzare le altre con affermazioni del tipo: forse non ha incontrato l' uomo adatto, giusto, forse non può averne, forse è egoista e pensa solo alla carriera, sarà una primipara attempata (che non è una parolaccia), forse è una cozza sfigata... probabilmente, forse, è solo una poverina!
Come spiegare allora alle nostre simili che NON SIAMO NATE PER FIGLIARE e che questa rivendicazione non è né femminista né di matrice emancipazionista?
Che desiderare o non desiderare, avere o non avere dei figli non ti rende una persona migliore, giusta e buona? Che se lo sei non è perché allatti o perché culli un bambino? Che se non li vuoi non significa che non li ami e adori? Che se non li cerchi è perché senti che la completezza di te stessa non è compito né deriva da loro? Come spiegare, dunque, che bisogna essere disposti ad accettare le scelte altrui, le libertà altrui?
Mi riferisco alle donne che, molto più degli uomini, sanno essere irriverenti e a tratti invadenti.
Ci sono milioni di motivi per procreare e altrettanti per non farlo: lasciamo che ognuna scelga senza l' ingombro di un giudizio inutile e sterile.
Lasciamo l'utero nelle mani delle legittime proprietarie!
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