domenica 23 febbraio 2014

Hippolita 10

Senza poter fare nulla l’enorme clava di Eracle si abbatté sulla sua testa e lo fece volare lontano.
-Non ascoltarlo! Gli dei ingannano e sono spietati!-
-Lo so ed è per questo che stavo per togliermi la cintura… loro uccideranno altri pur di uccidere noi… non voglio essere la responsabile delle morti di altre persone…-
-Non mi importa delle altre persone… io voglio vivere con te…-
-Sei egoista come loro… sei egoista come lo ero io un tempo…- Hippolita aveva preso la sua decisione, si sarebbe tolta la cintura. Lo aveva già fatto in passato. L’aveva consegnata all’uomo che aveva davanti. L’uomo che amava con tutto il cuore. Fu il motivo della sua morte.
-Non è giusto!- urlò Eracle affranto –Non puoi farti carico di tutti loro… io ho provato in passato a essere il loro eroe, a salvarli… ma non si possono salvare tutti… non puoi salvare le persone che ami…-


-Eracle il disilluso- disse Apollo che si era rimesso in piedi –la verità è che Hippolita non ti conosce veramente, altrimenti non ti potrebbe mai amare… hai ucciso anche persone innocenti, hai rovesciato troni per capriccio, non sei mai stato fedele alle tue spose… gli uomini ti consideravano un eroe per via della tua forza! Eri la copia di tuo padre Zeus e lui ti amava tanto! Si rivedeva in te… c’è solo un problema… tutti gli dei più o meno sono come te… eccetto Atena… lei si preoccupava per il destino dei mortali e li aiutava cercando di non interferire più di tanto… hai ucciso la migliore fra tutti noi ed è giusto che paghi!-
La pelle di Apollo iniziò a emanare fumo, poi divenne rossa e infine divenne una fiamma umana.
-Non toglierti la cintura!- urlò Eracle mentre avanzava verso Apollo
-Cosa credi di poter fare? Io sono il Sole! Farai la fine di Icaro!-
Eracle sorrise quando Apollo pronunciò quel nome e continuò la sua avanzata con passo sicuro. Lo colpì con un pugno potentissimo e il dio fu scaraventato contro una casa che prese fuoco.
-Hippolita pensa agli abitanti!- urlò l’eroe mentre guardava la mano ustionata.
-Il fuoco già una volta ti ha ucciso e lo farà di nuovo!-
Molte persone erano state svegliate dal frastuono e vedendo il fuoco e i due strani individui erano scesi in  strada e qualcuno stava iniziando a filmare l’accaduto.
Eracle prese la sua clava e colpì il dio con tutta la sua forza. Questo barcollò di nuovo e cadde al suolo. Hippolita stava riuscendo a portare in salvo gli abitanti della casa in fiamme, mentre lui si preparava a finire il dio.
Una freccia si conficcò però nella sua schiena. Non gli fece male, perché la pelle del leone lo rendeva invulnerabili nelle parti che lo copriva. Si voltò e vide che l’artefice dell’attacco era Artemide.
-Non ti permetterò di uccidere mio fratello- disse la dea pronta a combattere. Anche il suo aspetto mutò, la sua pelle si indurì e divenne marrone come la corteccia degli alberi e i suoi capelli e altre parti del corpo diventarono verdi. In questa maniera l’aveva vista il cacciatore? Per questo era stato ucciso? Stava per scoccare un’altra freccia, ma fu lei a esserne colpita da una freccia infuocata scagliata da Hippolita. La dea prese fuoco come un albero e le sue urla vennero udite da tutti. Apollo nel frattempo si era ripreso e attirò verso di se le fiamme, salvando la sorella. La signora di Ermes stava guardando tutto questo dalla sua caverna e sul suo volto c’era un enorme sorriso. I mortali aveva visto gli dei, adesso avrebbero ricominciato a credere in loro.
-Noi siamo dei! – urlò Apollo –Nessuno può ucciderci!-
-Io posso! Hippolita… puoi pensare che queste persone non soffrirebbero se tu fossi morta, ma non è così… loro sono egoisti e manipolatori… anche se non si fanno vedere o intervengono direttamente nelle questioni umani… non hai idea di quante risate ho dovuto sentire nell’Olimpo… sono creature malvagie che si lasciano dominare dagli istinti più bassi… il mondo starebbe meglio senza di loro! Un giorno forse potremo stare insieme…- concluse Eracle prima di lanciarsi contro Apollo.
Lo afferrò per il collo fiammeggiante, le sue mani prima si ustionarono, poi presero fuoco, che iniziò a diffondere verso tutto il corpo. Il dolore era immenso e le urla facevano tremare tutte le persone che ascoltavano. Eracle non lasciò però la presa, non lo fece fin quando il fuoco vivo di Apollo non si spense. Rimase solo un corpo di lava immobile e di Eracle non rimase che cenere. Artemide urlò dal dolore e dalla disperazione. Gli stessi sentimenti che provò Hippolita. Poi però nel volto della dea comparvero i lineamenti feroci della rabbia e della vendetta.
-Tu sei la responsabile di tutto questo! Tu morirai!- urlò da dea addolorata prima di lanciarsi contro Hippolita ancora frastornata. Non riuscì a fare nulla ma chiuse solo gli occhi. Quando li aprì però non vi era traccia della dea e lei non aveva affatto i piedi per terra, ma si trovava in cielo e qualcuno la stava tenendo per un braccio. Alzò lo sguardo e vide un ragazzo con delle ali che la stava facendo volare.
-Tu chi sei?- chiese perplessa Hippolita –un altro dio o un angelo?

-Io sono Icaro- le rispose sorridendo il ragazzo – forse è meglio che non ci avviciniamo troppo al Sole-

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