mercoledì 25 gennaio 2012

L'importanza di avere un telefono...fisso.


In Calabria le cattive notizie arrivano sempre in ritardo; le belle a volte non arrivano mai. Possiamo affermare, però, con estrema sicurezza che, sebbene quasi tutte le case dei paesini delle provincie calabresi siano fornite di televisori super teconologici (i giornali cartacei lì non arrivano), ancora le notizie culturali importanti vengono, o per dimenticanza o per ignoranza, omesse; tuttalpiù vengono liquidate con poche sterili parole dai scrupolosi notiziari nazionali o regionali.
Così, capita che giungano dopo giorni; capita che,inaspettatamente, vengano comunicate tramite l'unico mezzo disponibile e utile in questi remoti paesini: il telefono fisso! (Scarseggiano, per nostra buona salute, e non per mia fortuna,  le antenne dei vari gestori telefonici per telefoni mobili).
Oggi è accaduto proprio questo: con poche parole, per telefono (vi risparmio le dinamiche della coversazione tutta culturale), vengo a conoscenza della morte di un grande romanziere siciliano. Uno degli ultimi veri del secolo scorso.
Era un grande uomo. Occhi scuri e vispi, la fronte rugosa. Contava settant'otto anni, tuttavia il volto rivelava una bellezza giovanile ancora intatta. Il sorriso spalancato alla vita. Nacque un giorno di febbraio, il 18 del 1933 a Sant'Agata di Militello, in provincia di Messina.Sabato 21 gennaio 2012, a Milano, la sua dipartita. Considerato dai critici uno dei più grandi scrittori contemporanei; voce della Sicilia e del Sud; candiadato più volte al premio Nobel per la Letteratura; vincitore di numerosi premi all'estero e in patria: ha vinto il Premio Pirandello per il romanzo ''Lunaria'' nel 1985, il Premio Grinzane Cavour per ''Retablo'' (1988), il Premio Strega con ''Nottetempo", il Premio Internazionale Unione Latina con ''L'olivo e l'olivastro'' (1994), il Premio Brancati con ''Lo spasimo di Palermo'' (1999), il Premio Flaiano (1999) e il Premio Feronia con "Di qua dal faro'' (2000).
Esordi' nel 1963 con "La ferita dell'aprile" (Mondadori), ma si e' pienamente rivelato al grande pubblico con "Il sorriso dell'ignoto marinaio" (Einaudi 1976).
 Dopo aver vinto un concorso in Rai nel 1968, si trasferì e lavorò a Milano.
In una significativa intervista del luglio 1977 di Mario La  Cava, suo amico, entrambi sorridono su chi insegue il successo e la fama: 
Siamo nati e cresciuti nel Meridione, siamo di una terra troppo antica e troppo saggia per nutrire certe illusioni, per credere a moderni e ambigui valori, a miti americani .[...] Grandi scrittori come Alvaro e De Roberto sono stati  subito dimenticati. Figurati cosa capiterà a noi, infinitamente più piccoli, a noi dico, non dopo morti, ma ora, subito [...]

Mi piace pensare che, adesso, siano insieme lo scrittore di Sant'Agata di Militello ,Vincenzo Consolo, quel tenero,candido,poetico Mario La Cava di Bovalino
e Leonardo Sciascia di Racalmuto. (Accomunati anche nella fine tormentata da un cancro). Mi piace pensare che vivranno per sempre, che non verranno dimenticati né subito né ora; Mi piace nutrire quest'illusione , anche se provengo da una terra troppo antica e saggia, anche se sono nata nel Meridione; in un paesino calabrese dove è
importante, ancora, avere un telefono fisso.

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