martedì 3 gennaio 2012

Quale sarà il futuro?

Uno dei nostri probabili futuri è il seguente:  Un futuro pieno di rivoluzioni acefale e selvagge che abbatteranno tutti i governi che soffrono la crisi economica. Una rivoluzione dei poveri contro i ricchi e i politici, una rivoluzione che come nelle primavere arabe non avrà colore politico. Le primavere arabe non riguardano infatti solo il mondo islamico, ma è un sintomo che mi porta a dire che la rivoluzione si abbatterà e si diffonderà dai paesi più poveri e colpirà i paesi ricchi che rischiano di diventare poveri. Solo alcuni paesi non verranno toccati da questo selvaggio e incontrollato tumulto: gli USA per la loro cultura non rivoluzionaria; la Cina per il suo fondamentalismo comunista e la Germania per la sua super economia. I tedeschi in particolare con lo spread stanno riuscendo a fare ciò che non sono riusciti a fare nella Seconda Guerra Mondiale con le armi, cioè piegare l’Europa al suo volere. Infatti i governi dei paesi che rischiano il default non fanno altro che imporre ai loro popoli manovre economiche per far star tranquilla la Germania. Dopo questa rivoluzione però cosa succederà? Le persone avranno bisogno di governati che gli diano  sicurezza e stabilità. Punteranno su partiti politici uniti, forti e spietati. Partiti che cresceranno sulla paura dello straniero e in particolare sulla paura della Cina. Partiti di destra, fascisti e nazisti mentre quelli di sinistra per la loro patologica divisione interna e per il fatto che sono fondati sulla rivoluzione e il cambiamento quando la gente vuole stabilità,  verranno messi da parte. Si tornerà ad avere delle dittature fasciste in Europa e allora potrebbero succedere le peggiori atrocità. Affinché questo scenario non si avveri i governi con più difficoltà dovranno unirsi e contrastare l’egemonia economica della Germania. La percentuale di ricchi dall’uno per cento dovrà arrivare almeno al cinque, dovrà soprattutto crescere il benessere della classe media, che è la classe di per se non rivoluzionaria se sta relativamente bene. Bisognerà diminuire il divario economico che c’è tra l’uno per cento della popolazione e il rimanente novantanove. Se tutto questo non si farà, il disprezzo che la gente prova per la nostra classe politica diventerà odio e allora la rivoluzione non sarà solo una previsione che può essere smentita, ma una certezza. 

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