sabato 14 gennaio 2012

BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI…GLI ALTRI!


Ora vi racconto una storia; non è una favola; non è bella nè con un lieto fine, ma ve la racconterò lo stesso perché: quante volte un uomo può girare la testa e far finta di non aver visto? Ve la racconterò perché possiate ascoltarla, vederla, toccarla, vergognandovi forse per averla per troppo tempo taciuta anche a voi stessi. Procediamo dunque: «Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano anche perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi o petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti fra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare fra coloro che  entrano nel nostro Paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali ». Arrivati a questo punto vi chiedo: chi saranno mai i protagonisti di questa storia? Vediamo: albanesi? O rumeni? O, forse marocchini? Sicuramente vi starete chiedendo perché vi ponga questa banale domanda a metà storia, senza neanche averla conclusa degnamente. Procedo pertanto nel racconto, seguitemi:«Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione». FINE DELLA STORIA. I documenti riportati sono tratti da una relazione del 1912 dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso americano.  Penso, adesso, abbiate capito chi siano i protagonisti di questa nostra storia. Non dovevate andar lontano per sciogliere il quesito. Eravamo noi la chiave di volta per lo stesso. Vi dirò di più: questa storia, che non è una favola e che non è bella, non ha inizio ne fine. I brutti, gli sporchi e i cattivi adesso sono gli altri. E’ cambiata solo la provenienza. Se siete arrivati alla fine del racconto vi chiedo un’ultima cosa: se avete tempo e voglia raccontatela ai vostri figli,questa storiella, ai bambini, agli amici, a chi conoscete. Raccontatela, però, non usando i termini falsi del razzismo, quelli che la televisione ci propina allegramente. Non usateli per raccontare la paura dell’altro, dello “straniero”, per raccontate la storia della “razza”.  Non usate le parole di chi si proclama non razzista e già solo per averlo detto lo è. Non vi macchiate con queste parole : naturalizzare, clandestino, straniero, razza, cultura, tolleranza, ecc. Il razzismo nasce dalla parola e dai gesti. Non basta vivere per esistere, occorre un documento che dica chi tu sia. Un timbro, una macchia, un’offesa che ti sporchi l’anima e la dignità. Concludo con le parole di Bertolt Brecht, non con le mie che sanno raccontare solo storielle:
«E – vi preghiamo- quello che succede
ogni  giorno
non trovatelo naturale.
Di nulla sia detto: è naturale
in questi tempi di sanguinoso smarrimento,
ordinato disordine, pianificato arbitrio,
disumana umanità,
così che nulla valga
                                                            come cosa immutabile».
Dal membro del blog Vale

2 commenti:

  1. Non posso che fare i miei complimenti alla mia amica Valentina, secondo me è stata bravissima. Secondo voi?

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